Se perdi anche quando giochi bene allora la faccenda si fa seria. E’ tutta qui la sintesi della gara di Marassi. Una sfida che la squadra di Cesare Prandelli ha condotto sul piano del gioco ed ha determinato attraverso i propri black out. Se dal punto di vista di quanto proposto in campo la viola torna da Genova rinfrancata da quello della classifica deve ringraziare solo le disgrazie altrui se questa non si è fatta ancora più preoccupante.

Serve una volta e serve rapidamente. Servono tre punti per riprendere la marcia verso i fatidici “quaranta” e seve quindi battere lo Spezia di Italiano per togliersi subito da una situazione anche psicologicamente ingarbugliata e pericolosa.

Cristiano Biraghi

Di seguito l’analisi della sfida di Marassi da parte de La Nazione. Un’analisi a cui c’è davvero poco da aggiungere.

“Ancora due errori, ancora un paio di episodi che hanno vanificato quanto di buono la squadra stava costruendo. Nel primo gol della Samp ci sono ingenuità, mancanza di cattiveria e disattenzione, un po’ lo specchio del girone d’andata della Fiorentina. Poteva già essere la pietra tombale della partita. E in altri tempi lo sarebbe stata. Stavolta no. La Fiorentina ha sbagliato, ha incassato, ma ha anche reagito subito. La squadra ha creato occasioni, ha giocato senza paura, ha mostrato carattere e personalità.

Alla fine, però, ha perso. E quando perdi, perdi: la classifica non si muove, il morale resta basso, i timori e le ansie continuano ad aleggiare su un gruppo che avrebbe bisogno di trovare fiducia e serenità. Resta il rimpianto. Perchè la Fiorentina, al netto delle solite disattenzioni, poteva davvero tornare da Genova con i tre punti in tasca. La squadra ha giocato a pallone, dando seguito a quel percorso di crescita che i ragazzi di Prandelli sono riusciti faticosamente a intraprendere. Ci ha messo lo zampino anche la sfortuna, con il palo di Martinez Quarta e la conclusione di Bonaventura fuori di pochi centimetri. Il risultato dice che la Fiorentina ha perso. Ma la storia della partita dice anche che è necessario continuare a lavorare sulla stessa falsa riga”.