L’eternità ha strade infinite e bellissime. E’ li che Michele Scarponi è stato chiamato a gareggiare un sabato mattina di 3 anni fa.
Erano gli ultimi allenamenti prima del Giro d’Italia, quelli in cui pur chiedendo tutto a noi stessi si rimane con le gambe e non solo con il cuore vicino a casa.

Nell’eternità risuonano le voci di coloro che ci hanno amati. Lo sa bene Michele che a Filottrano lascia una famiglia così bella da sembrare un quadro e una regione intera svuotata e immobile per il dolore.

In un’intervista dello scorso anno, Marco Pastonesi ricordava Michele con delicatezza e affetto ponendo l’accento su quei lati caratteriali che lo rendevano un uomo sorridente, felice e forte. Più forte della fatica di un sport del quale si deve finire per amare anche infortuni e fatica.

Ho seguito Scarponi nel suo primo Giro d’Italia quando mi occupavo del “Diario del Gregario”: all’epoca lui, così minuto ed esile era gregario di Mario Cipollini che fisicamente era totalmente il suo opposto. Esteticamente un accoppiamento inedito. Secondo me Michele non era nato per fare il ciclista ma per recitare: era un attore, un performer, una personalità incredibile. Spesso i ciclisti sono molto introversi, penso che la fatica gli sprema a tal punto di farli diventare avidi di parole: Michele no. Michele era sempre pronto alla battuta, sempre disponibile anche nei momenti più difficili della sua carriera. Abbiamo perso tanto.

Photo Pagina Ufficiale Michele Scarponi