Si avvicina la sfida fra Fiorentina e Milan, anticipo serale della venticinquesima giornata di Serie A Tim. Ad affrontarsi due squadre che, nel corso della stagione, hanno fatto dell’instabilità una “scelta di vita”. La stagione delle due compagini potrebbe essere infatti riassunta con un semplice, ma fortemente diretto, titolo: la ricerca della continuità. Una ricerca che mister Pioli, dopo svariati tentativi e infine grazie all’innesto di Ibra, sta piano piano raggiungendo: 14 punti nelle ultime 7 giornate di campionato, un ruolino di marcia da Europa.

Per la Viola ancora Sali e scendi di emozioni, fra grandi prestazioni e qualche delusione. Il lavoro di Iachini non deve però assolutamente essere sottovalutato: con lui la squadra è cresciuta, sia sotto il livello della personalità che sotto quello tattico, e i risultati parlano da soli. Da inizio anno solare la Viola ha conquistato 11 punti in 7 partite, un bottino niente male considerando che la truppa di Iachini ha dovuto affrontare Napoli, Juventus e Atalanta.

La sfida fra la sfida vede protagonisti due uomini dalla storia completamente diversa, separati da una differenza d’età talmente importante da poterli inserire in due generazioni diverse: Vlahovic e Ibrahimovic. 18 anni e 4 mesi di differenza, una carriera ampiamente già scritta (e piena zeppa di trofei) contro una storia di calcio ancora tutta da vivere e da scrivere. Paragonarli è sicuramente un’eresia, lo stesso Ibra lo vedrebbe forse come una mancanza di rispetto: ma le somiglianze fra i due, nelle caratteristiche ovviamente, sono evidenti. Ecco perché la sfida nella sfida vede sfidarsi il maestro e lo “studente”, voglioso di imparare tutto da colui che ha rappresentato per vari anni il numero 9 più completo al mondo.

Se il paragone risulta forse immorale, sono però evidenti le somiglianze fisiche e tecniche dei due giocatori. Due giocatori che trovano nella forza fisica la loro chiave di volta. Un fisico importante, correlato ad una buona velocità: una congiunzione di qualità che li rende estremamente difficili da marcare. Anche se con le dovute proporzionalità, entrambi sono dotati di una buona capacità nel dribbling, nonostante il possente fisico: ciò li rende centravanti atipici, o più semplicemente centravanti moderni, in grado di ripartire dal basso e di saltare l’uomo, senza quindi limitare il raggio d’azione alla sola area di rigore. Due attaccanti dall’enorme intelligenza tattica appunto, che permette ai rispettivi allenatori varie possibilità di modulo: la loro tecnica, seppur molto diversa, li mette nella possibilità di fare “reparto da solo”, ma anche di giocare in coppia con un altro centravanti, partecipando attivamente alla manovra.

Le somiglianze sono evidenti, Vlahovic rientra senza ombra di dubbio fra i ragazzi cresciuti nel mito dello svedese, e sabato avrà l’onere e l’onore di sfidarlo. Una sfida che caricherà senza dubbio il giovane Viola, chiamato appunto alla conferma dopo l’exploit genovese: quale test migliore per testare la crescita di Vlahovic?