Un passo indietro. Fastidioso, pericoloso. Di quei passi indietro che rischiano di farti caracollare, che non lasciano scampo e che impongono la più severa delle riflessioni.

La Fiorentina si pesta i piedi e in una partita non certo spettacolare, caratterizzata da grande pressing e intensità ma pochissimi episodi salienti, paga la mancanza di soluzioni, di lucidità e idee finendo per diventare un boccone da 3 punti per un Atalanta non certo nella sua versione migliore.

Il primo tempo la squadra di Iachini si difende con ordine e grinta, tiene botta alle incursioni del reparto offensivo bergamasco e imposta cercando di variare molto, forse troppo, i riferimenti. Il goal di Chiesa è la ciliegina su un primo tempo magistrale dal punto di vista del pragmatismo e della concentrazione, meno ovviamente sotto il profilo dello spettacolo. Il goal del pareggio di Zapata dopo appena quattro minuti apre il varco ad un calo fisico che Iachini non riesce a contrastare. La squadra rimane compatta ma sembra non avere energie, Castrovilli sontuoso nella prima frazione paga la settimana di stop e viene sopraffatto dalla stanchezza e dalla prestanza della mediana atalantina. L’inserimento ad hoc di Malinovski, arrembante, fisico e con un gran tiro dalla distanza, è purtroppo il colpo di grazia.

Una riflessione necessaria verte sicuramente sull’importanza di avere alternative all’altezza, giocatori che non solo possano rappresentare delle alternative ai titolari, ma portare alla squadra nuove soluzioni, personalità e alternative tattiche con cui ridisegnare la squadra a partita in corso. Il recupero di Duncan e Ribery e il ritorno in piena forma di Cutrone saranno determinanti per affrontare la parte centrale del girone di ritorno.

Un passo indietro che inevitabilmente presta il fianco a cattivo pensieri. A quello che succederà contro la Sampdoria, rilanciata da una vittoria importante e soprattutto da una prestazione finalmente convinte e vivace. Un passo indietro che scoraggia ma che non deve soffocare il clima di passione che pulsa attorno alla squadra, la fiducia verso un allenatore a cui a volte viene imputato poco coraggio nelle scelte tattiche ma che è innegabile ha “riplasmato” una squadra nella più difficile delle situazioni, potendo contare di fatto su pochissime soluzioni e lavorando molto e bene organizzazione e concentrazione.

Restano da sistemare le “finiture”, i dettagli che fanno la differenza, che permettono al gruppo di trovare continuità e non solo eroici lampi. La vittoria dell’Atalanta, il recupero di una partita difficile, la sua rimonta scientifica non è casuale: è la somma di valori scelti ed allenatori in modo mirato, di una continuità di progetto tecnico invidiabile, di una solidità concreta.

E’ stato fatto tanto, a Gennaio soprattutto e tanto c’è ancora da fare ma sono bandite le rivoluzioni. Sono 4 stagioni che la Fiorentina costruisce sulla sabbia, è il momento di fermarsi. E’ il momento di rimettersi in cammino e non fermarci più.