Con qualsiasi cosa la Fiorentina questa settimana scelga di “togliersi la sete”  è importante tenere a mente l’obiettivo.
Dopo la partita all’Allianz Stadium c’è da lavorare, correre e studiare il doppio perché una prestazione così di livello merita maggior concretezza in fase di finalizzazione e fa capire l’importanza di affinare meccanismi e trame di gioco, soprattutto in vista di importanti inserimenti in rosa. Sabato contro l’Atalanta la componente emotiva sarà un carico non scontato da gestire e affrontare la settimana con uno stato d’animo non sereno è mettere un jolly in mano a Gasperini. Veleni e ansie non giovano al gioco e alla serenità, anzi porterebbero solo la squadra ad offrire una prestazione frenetica e convulsa, con giocatori sempre a terra e reazioni sguaiate verso il direttore di gara.
Vi ricorda qualcosa? 

Tirare una linea, prendere il buono e andare oltre. Un compito non dei più semplici, l’ennesimo, per Beppe Iachini, le cui doti da motivatore sono risultate fino a questo momento determinanti: ma se a Dicembre questa era una squadra che andava scossa, oggi più che mai l’aria nello spogliatoio va distesa. Certe delusioni devono necessariamente essere gestite per non trasformarsi in isteria. Incanalare la rabbia in furore agonistico è complicato e per niente scontato ma potrà risultare determinante (vedi la reazione della Fiorentina proprio contro l’Atalanta dopo il goal del pareggio di Ilicic e l’espulsione di Pezzella).

Adesso sì, adesso c’è calmarsi. Quindi beh, se necessario si prenderà un tè la Fiorentina. Un tè che ci auguriamo abbia l’effetto del “brodino” che si è presa la Juventus Domenica, 3 punti indispensabili dopo le sberle di Napoli, determinanti sia ai fini della classifica che dell’umore. La prestazione, che è la copia carbone di quella del San Paolo, racconta di una Juventus con un talento e un potenziale indirettamente proporzionale alle idee espresse in campo. (“tanto possesso palla”.. e ci mancherebbe altro!). L’arma dei bianconeri di Sarri, almeno fino a questo momento, è ben lontana dall’essere il gioco: i Campioni d’Italia appaiono irresistibili solo quanto riescono ad apportare alla loro prestazione intensità e ritmo, una dote alla quale eravamo più abituati ai tempi di Massimiliano Allegri. 

Non è più una Fiorentina contro la quale basta il “minimo sforzo” per avere il “massimo risultato” ma serve dare continuità ad un progetto che, considerata anche la campagna acquisti di gennaio, è solo all’inizio e va quindi incontro ad una strada decisamente difficile. La Fiorentina ha fatto sentire forte la sua voce, toccando probabilmente i tasti giusti visto come son saltati sulle sedie molti opinionisti TV e dirigentissimi (“particolarmente baldi” per citare Elio e Le Storie Tese), ora però bisogna abbassare i toni e lavorare.