Una delle considerazioni più amare che si era costretti a fare osservando una “partita tipo” della Fiorentina di Vincenzo Montella è relativo all’evidente senso di paura e smarrimento che gli sguardi dei calciatori lasciavano trasparire. Inchiodati al campo da fantasmi e paure, da cattivi pensieri che parevano diventare sempre più concreti, paralizzati da un senso di impotenza che, a questo punto, era dovuto anche a problemi di condizione fisica e di comunicazione tecnico-tattica della squadra con il proprio allenatore.

Nessun pensiero relativo ad un ammutinamento, sia ben chiaro! Semplicemente tra Montella e il gruppo si era rotto qualcosa, forse sempre la solita paura c’entra qualcosa, il senso di insoddisfazione verso una campagna acquisti incompleta e il timore di chi sa bene che ogni match potrebbe essere quello fondamentale dove non ci si gioca soltanto l’esonero ma la carriera. Perchè diciamolo serenamente, arrivati a questo punto è chiaro che il percorso di Iachini non è casuale, non è figlio di una crescita ma una rivoluzione! E’ innegabile! Giuseppe Iachini è arrivato con l’ entusiasmo di chi torna a casa ma si è mosso col rispetto di chi sa che quella non è la situazione ideale, ha capito i problemi, ha cercato soluzioni ma ha sempre parlato con enorme rispetto verso chi c’era prima, avendo però il coraggio di cambiare praticamente tutto. Beh… sta avendo ragione lui. 

Ed ecco rispuntare negli occhi dei giocatori la gioia. L’unico antidoto vero contro quella maledetta paura che gela le gambe. La Fiorentina è una squadra vera, combattiva, organizzata pronta a tutto, soprattutto a correre. Fisicamente c’erano dei problemi, falle che Iachini non poteva arginare riprendendo da zero la preparazione ma sulle quali è intervenuto con grande efficacia. Alcuni giocatori sembrano trasformati completamente, altri come su tutti Marco Benassi sono addirittura recuperati dopo mesi di immotivato “dimenticatoio”.

Un cambio tecnico tardivo ma sicuramente felice, una scelta finalmente assennata che mette d’accordo uno spogliatoio che è palese, stava lavorando su piani e programmazioni non condivise, forse non consone alle caratteristiche dei suoi uomini. Non vuole essere l’uomo della provvidenza Iachini, lo ribadisce in ogni conferenza stampa. Non fa ricami ma porta idee concrete che non vede l’ora di provare sul campo con i suoi uomini. Per la sua città, per i suoi colori. Il suo affetto per Firenze, il suo orgoglio per la panchina che guida è così potente da aver travolto anche i suoi, adesso accesi della fiamma giusta, quella che deve animare chi gioca a calcio con spensieratezza e ambizione.

Chiesa non è più l’imbronciata ombra di sé stesso, Pulgar si è ripreso il suo ruolo, Castrovilli brilla e viene fatto brillare, Vlahovic si è scrollato di dosso quella spada di Damocle del giudizio, quel fastidioso sentirsi sempre secondo, un eterno rincalzo, e sa essere importante sia come titolare che quando subentra a partita in corso. E’ sereno, affamato e felice, esaltato quando a fine partita va ad abbracciare niente poco di meno che il compagno di reparto ma anche papabile concorrente al posto, Patrick Cutrone. Sa che per Iachini a calcio si gioca con gli attaccanti, sa che non ci sono preconcetti, sa di potersi giocare al meglio le sue carte. Un po’ come questa, ritrovata Fiorentina!