Ufficiale e inaspettato. Un po’ come le modalità che sancirono il suo passaggio al Barcellona: in un pomeriggio di fine Luglio del 2019 Kevin Prince Boateng lascia il ritiro del Sassuolo per proiettarsi nella sua nuova avventura di vita e di lavoro: Firenze. Un progetto tecnico che il giocatore afferma di aver valutato attentamente, convinto in primis dal corteggiamento del direttore sportivo Daniele Pradè.

Il club gigliato, spinto da grande entusiasmo dopo il cambio di proprietà ma preoccupantemente fermo sul mercato estivo aveva visto probabilmente in lui quelle doti tecniche e di esperienza per poter arricchire il reparto offensivo viola, ricco di potenzialità ma anagraficamente molto acerbo.

In teoria Boateng ha le caratteristiche ideali per giocare insieme agli attaccanti già presenti in rosa, senza essere soltanto un’alternativa: le sue doti se espresse al 100% avrebbero di fatto messo gli attaccanti viola nella condizione di esprimersi al meglio delle loro possibilità, addirittura esaltandosi… I contro? Beh, a pesare non c’è solo la questione anagrafica… Kevin Boateng ha 32 anni e l’incostanza che ha caratterizzato gli ultimi anni della sua carriera ovviamente pesano sul giudizio generale su di lui: quindi no, il suo per quanto potesse essere un acquisto interessante e per certi versi logico non poteva certo rappresentare “quel colpo” capace di accendere gli entusiasmi. 

E adesso veniamo ai fatti. Pochi giri di parole, non si esagera se si considera il bilancio dei primi sei mesi come disastroso. Pronti, via e l’esordio di Boateng in Serie A con la maglia viola è bagnato da niente poco di meno che uno splendido goal contro il Napoli, dopo il quale però è come se si fosse spenta la luce. La Fiorentina di Montella di fatto decolla soltanto nelle partite che non lo vedono nella rosa dei titolari, mentre il giudizio riguardo le sue prestazioni come “subentrato” sono difficilmente commentabili. Certo, non è l’unico a non girare nella Fiorentina, una squadra che ha sempre faticato a trovare non solo un’identità di gioco ma anche un carattere, ma è innegabile che fino a questo momento quella che Daniele Pradè ha sempre rivendicato con orgoglio come una “sua idea” altro non è che una clamorosa topica.

Non convince mai fino in fondo quando Montella gli concede una chance da titolare (beh quando si pretendeva da lui ricoprisse il ruolo di centravanti le colpe sono da attribuire ad altri) e  quando è inserito a partita in corso Boateng arranca, non aiuta la squadra a stare alta, a guadagnare metri preziosi. … la prestazione contro la Roma e la parentesi di partita al Dall’Ara dipingono il quadro tristemente perfetto dell’esperienza dell’attaccante ghanese a Firenze. Un giocatore che nel corso delle domeniche appare sempre come contratto, evanescente, incapace di far valere le sue doti tecniche, la sua prestanza fisica e la sua esperienza nei momenti più delicati. L’ennesimo errore a cui porre rimedio è obbligatorio: si parla di giocatori da valutare, scelte affidate a Iachini e che influiranno direttamente sul prossimo mercato , un mercato dove si dovrà agire in maniera completamente opposta a qualche mese fa, dove una squadra da completare con logica e magari da impreziosire con qualche colpo, si è trasformata in una rosa piena di errori da correggere. 

Il tempo delle scommesse è terminato. La Fiorentina non può permetterselo.