Dopo 6 vittorie in 27 partite, si è conclusa la seconda avventura Viola di Vincenzo Montella. Una seconda avventura orribile, al limite del ridicolo, almeno analizzando i risultati. La sua avventura parte subito come nei migliori film diretti da Dario Argento, rischiando di far clamorosamente retrocedere la squadra, ricevuta in una situazione, almeno sotto quel punto di vista, molto tranquilla: lui ne perde cinque consecutive e per conquistare la salvezza dovrà “sporcarsi le mani” con la gara farsa contro il Genoa.

Le attenuanti però sono molte, e Commisso (assieme a Pradè) decide di confermarlo: l’errore più grande fatto dal presidente italo-americano assieme alla scelta di voler tenere a tutti i costi Chiesa.

Dopo un inizio piuttosto positivo però, i vecchi mostri del passato ritornano, anche più prepotenti di prima. La squadra crolla, assieme al suo allenatore, e conquista un solo misero punto (grazie ad una prodezza individuale arrivata al 90’) nelle ultime sei partite.

Nonostante colpe evidenti però, Montella in conferenza stampa non ammette mai le sue colpe. Una presunzione fastidiosa, irritante, ma soprattutto ingiustificata. La squadra non gira, non funziona e non riesce a trovare la giusta quadratura: lui però, senza spostarsi neanche di un millimetro, conferma continuamente la sua idea tattica, riproponendo fino alla “morte” il suo tanto amato 3-5-2.

In conferenza stampa non ha mai dubbi, e spara soltanto a zero sulla dirigenza: “manca l’attaccante, a centrocampo siamo corti, senza Chiesa e Ribery non abbiamo idee, Mazzarri se non ha Belotti inserisce Zaza…”. Il tanto dichiarato feeling con Pradè, dopo le prime sonore sconfitte, scompare velocemente: dopo aver parlato per tutta l’estate di un mercato condiviso, alle prime sconfitte, forse per provare a salvarsi la pelle, Montella non ha esitato in alcun modo ad attaccare tutti.

Lui però, sviando tutto e tutti, si è continuamente lavato le mani. Mai un’ammissione di colpe, mai assunta una benché minima responsabilità. Certo, la squadra è stata fatta nel peggiore dei modi, corta ed incompleta, ma la rosa è davvero da quattordicesimo posto? La risposta è semplicissima: no!

Sicuramente non è una squadra da vertice, ma qua stiamo parlando di sconfitte pesanti contro squadre che, rose alla mano, hanno la metà della metà delle nostre qualità individuali: la Fiorentina è davvero tecnicamente peggiore del Genoa? O del Brescia? O del Verona? Oppure del Lecce? La risposta è nuovamente scontata: no!

Gli errori di Pradè sono evidenti, come sono però evidenti quelli di Montella: la rosa corta e incompleta può essere un attenuante valida contro le big, non contro il Verona o contro il Lecce in casa.

Tatticamente Montella, a questa Fiorentina, non ha portato semplicemente niente. Un girone d’andata giocato solo ed esclusivamente con un 3-5-2 estremamente prevedibile ed inoffensivo, per poi lamentarsi della mancanza del centravanti: con 5 difensori (perché Lirola e Dalbert sono terzini!) come puoi creare trame offensive decenti? Semplicemente non le crei, ma ti aggrappi solo ed esclusivamente alle individualità. Oltre a questo, in questi mesi le giocate corali sono scomparse dai radar: anche per questo fattore è tutta colpa del mercato?

Un esonero giusto, che doveva assolutamente arrivare, proprio perché anche i tifosi non possono cascare nel tranello della rosa corta. Fermo restando questo però, le colpe di questo tragico inizio sono ovviamente (e ad uguale percentuale) anche di Pradè, che ora dovrà rispondere in prima persona.