Il pensiero più banale e sbagliato che si possa fare è che il gemellaggio tra la tifoseria gigliata e quella torinista sia fondato esclusivamente sulla base della comune antipatia verso la Juventus. Nella storia degli amori estremi Fiorentina e Torino si incontrano: condividono la passione di città ambiziose e generose, conoscono la sensazione di bruciante amarezza che si prova all’alba di una cocente delusione, il groppo in gola dei momenti campali di una stagione in cui lotti per qualcosa e non ti vuoi illudere. E ancora, il fastidio per i potenti, l’ odiosa impotenza di fronte al baratro del fallimento e la potenza di quella sensazione senza nome che ci ha avvolto festeggiando quelle rare ma sentite vittorie alle quali si è assistito.

E poi conoscono lo strazio. E non parlo della paura che hanno provato quando un tribunale ha detto a migliaia di tifosi “Siete scomparsi, non esistete più, siete falliti, siete senza nome, senza giocatori, senza Serie A”. Da lì in qualche modo si riparte. Fiorentina e Torino hanno provato la sensazione di svegliarsi una mattina e dover accettare il fatto che per qualcuno le mattine erano finite per sempre. Meroni. Astori.

Gli eroi del Grande Torino. Ed Emiliano Mondonico.  Mondonico era un uomo che per difendere i colori che amava non accettava condizioni sia quando era in panchina sia dopo, negli studi televisivi. Mondonico era nato a Rivolta d’Adda. Tifava per la Fiorentina perchè all’oratorio una polo viola lo aveva reso “uno di noi”. Entrò nel cuore dei tifosi granata quando dimostrò che lui ormai non era più un semplice allenatore ma il primo dei loro tifosi.
Per le tifoserie di Fiorentine e Torino rappresentare la propria città in Italia e nel Mondo non è importante. E’ fondamentale. Anche perché, se si considera il valore di coloro che ti chiamano “provinciale”, viene quasi da sorridere. Se sei viola e granata vuol dire che sicuramente non hai scelto. Sei stato scelto.

In campo sarà battaglia. Viva, animata, reale. Fiorentina e Torino negli ultimi anni ci hanno abituato a gare senza esclusione di colpi, partite rocambolesche con rovesciate e ribaltoni e magari “misunderstanding” che provocheranno addirittura qualche fischio dalla curva come in occasione della controversa esultanza in stile matador di Marcos Alonso (in realtà dedicata al compagno Joaquin).
Sarà una partita importante anche per continuare un percorso fondamentale, per non interrompere il sogno di un trofeo che per entrambi i Club manca da troppo tempo. Cedere il passo costerà caro.

 

 

 

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