Arrivati ormai a un terzo della stagione, è già l’ora dei primi “bilanci”. La seconda Viola di Vincenzo Montella è un continuo Sali e scendi di prestazioni, e di risultati: dal grande colpo di San Siro, fino alla clamorosa debacle di Cagliari.

Questa prima parte della stagione è stata infatti caratterizzata dalla ricerca spasmodica di equilibrio, soprattutto sul fronte tattico. Dalla ricerca del modulo più adatto alle qualità dei singoli, fino alle continue assenze degli uomini chiave, la Fiorentina è stata fino ad oggi un vero e proprio cantiere aperto.

Una stabilità che sembrava essere stata raggiunta a metà di questa prima fase di stagione, ma che è sembrata andare a svanire col passare delle giornate: la difesa a tre dona infatti una stabilità maestosa in fase difensiva (tranne che nel rovinoso atto di Cagliari), ma di conseguenza fa perdere qualcosa in fase offensiva, rendendo gli schemi Viola spesso troppo prevedibili.

Una Fiorentina che sembra ancora troppo aggrappata alle sue individualità, e ai suoi tre scudieri per definizione: Castrovilli, Chiesa e Ribery. Le individualità ricoprono ancora un peso troppo importante per una squadra che sogna l’Europa: ciò è risultato evidente con l’assenza forzata di Ribery, e con la fase di evidente declino di Chiesa.

Dopo le prime dodici giornate, un primo “mini” bilancio generale può essere infatti stilato senza alcun problema. Il centrocampo, nonostante la modifica sostanziale degli interpreti, continua a soffrire. Continua a soffrire per il fattore condizionante anche la scorsa stagione: la debolezza in fase d’impostazione del gioco.

Se lo scorso anno si era trattato di un evidente errore sul mercato di Corvino (e di Pioli) con la mancata acquisizione di un vero regista, quest’anno il discorso è un po’ diverso. Pradè infatti, sin dai primi giorni dal suo insediamento nel quartier generale gigliato, ha pensato bene di trovare un’immediata soluzione a tale problema, riportando a Firenze il classico “usato garantito”: Badelj.

Se nella sua prima avventura come dirigente gigliato l’idea si rivelò fondamentale, con lo straordinario e azzeccatissimo acquisto di Pizarro, nella sua seconda Fiorentina tale piano non sta rispettando le aspettative. Badelj sta infatti deludendo, soprattutto nello svolgimento del compito di impostazione del gioco e della manovra, grandissimo punto debole della Fiorentina anche nella scorsa stagione.

Ed ora: quanti punti in più (o in meno) ha la Fiorentina di Montella rispetto a quella di Pioli della scorsa stagione?

In questo momento preciso della stagione, la Fiorentina di mister Pioli aveva totalizzato un punto in più: lo scorso anno infatti, nonostante il finale da film Horror, l’inizio di stagione sembrava promettere abbastanza bene.

Alla dodicesima giornata la Viola di Stefano Pioli aveva totalizzato 17 punti, frutto di 5 pareggi, 4 vittorie e 3 sconfitte. L’attuale Viola ha invece conquistato lo stesso numero di vittorie (4), ma è uscita con 0 punti dal campo una volta in più rispetto allo scorso anno.

Per quanto concerne la differenza reti, anche in questo caso a vincere è proprio la squadra dello scorso anno: lo score di quest’anno vede la differenza reti gigliata a -1 (18 gol fatti, 19 subìti); mentre lo score del campionato 18/19 vede la differenza reti Viola a +8, con la truppa di Pioli capace di siglare 18 reti, e di subirne soltanto 10, ben 9 in meno rispetto a quest’anno.