Ancora una prestazione opaca, estremamente negativa del figlio Prodigo: ma quali sono le cause di questa clamorosa debacle?

Con la sfida di Cagliari, che rappresenta molto probabilmente la prestazione più brutta dell’attaccante dal suo debutto in maglia Viola, le partite da “5 in pagella” iniziano davvero ad essere molte, e a destare più di qualche dubbio.

Un primo appunto: è da evidenziare che è stato proprio il numero 25 Viola a soffrire, più di tutti, l’assenza di Ribery per squalifica. Chiesa infatti è tornato a giocare esclusivamente in modo individuale, senza quasi mai alzare la testa per visionare la posizione dei compagni. Nonostante non abbia mai perso completamente questa caratteristica estremamente dannosa per la sua crescita, tale limite (mentale) è tornato ancor più forte, ed in maniera ancor più evidente, con la squalifica del francese: quasi a simboleggiare una scarsa fiducia nei compagni. Nella sfida di ieri si è infatti eccessivamente incaponito in inutili azioni solitarie, quasi ogniqualvolta gli si presentasse l’opportunità. Un comportamento errato, estremamente dannoso oltre che per lui, anche per i compagni di reparto.

Sembra un caso, ma forse non lo è: Vlahovic ha segnato le due reti proprio dopo la sostituzione di Chiesa. Ghezzal infatti, dal suo ingresso, ha cercato più volte il fraseggio col giovane attaccante, liberandogli anche qualche spazio interessante. Un comportamento, quello di Ghezzal, da attaccante che gioca ovviamente per la squadra, e non solo unicamente per mettere in mostra le sue doti tecniche: Chiesa invece, sembra ormai evidente, pensa maggiormente ad evidenziare le sue qualità individuali.

In questa sfida, e soprattutto in questa situazione, è sicuramente mancato il pugno duro dell’allenatore. Una grande squadra infatti non può assolutamente permettere determinati comportamenti ai suoi giocatori. In questi casi arieggiano con forza le parole di Allegri della scorsa stagione, attraverso cui criticava fortemente Bernardeschi per i suoi continui tentativi individuali, citando anche la Fiorentina: tentativi che possono essere “tollerati” in squadre da media classifica, ma non in top club.

Sta proprio nella mentalità infatti la differenza con le grandi squadre: con questo comportamento, Chiesa non merita una maglia da titolare. Un Chiesa che, nonostante tutto, rimane il miglior giocatore Viola: ma con tali atteggiamenti rischia solo di danneggiare la squadra, oltre che sé stesso.

La situazione va assolutamente monitorata, anche con un intervento della società: questa Fiorentina ha bisogno di Chiesa, e Chiesa ha assolutamente bisogno della Fiorentina. Il presente, almeno in questo momento, ha una rilevanza enormemente maggiore del futuro, e quello che succederà in estate, col quasi certo trasferimento di Chiesa, riguarda appunto solo il futuro: intanto meglio lasciarci con un bel ricordo, no?