Lorenzo Dalla Porta, classe 1997, ci aspetta alla pista di cui è proprietaria la sua famiglia a Montemurlo. Il pilota è un uomo solo ed è sempre una grande sorpresa quando da un ragazzo che ha il talento e la “fame” per arrivare giovanissimo nell‘Olimpo dei migliori, traspare quella tranquillità e quella luce proprie soltanto di chi ha fatto della propria passione il suo lavoro.

Lorenzo è uno di quei professionisti che quando si sente chiedere curiosità sul proprio futuro risponde sorridendo che adesso “Si deve pensare solo a fare bene, a migliorare”. Umile e ambizioso anche quando parla delle emozioni che la moto gli regala, di quella paura che c’è sempre ma che non deve avere il sopravvento. “Non mi sono mai detto “Questo sarò i mio lavoro”. Semplicemente tutto è arrivato grazie all’impegno, la passione e al sacrificio mio e di tutta la famiglia. Mio padre ha fatto tantissimo per me…”

Con lui abbiamo parlato di questa avventura in Moto3 e di tutto il suo “Universo”, un sogno che è necessario vivere con concretezza, professionalità, concentrazione e rispetto.

– Siamo ospiti a “casa tua”: è facile capire come sia nata la passione per i motori! Il primo ricordo che ti lega ad una moto?

La prima moto mi è stata regalata da mio padre e mia nonna: una mini-cross che appena ho visto… non volevo assolutamente! Mi spaventava il rumore. Poi il giorno successivo ripensandoci, ho voluto rivedere quella moto… il babbo pazientemente l’ha accesa, me l’ha fatta provare e da lì è partito tutto. Si può dire che non sono più sceso!

Ho letto in una tua intervista che il tuo numero è il 48 in omaggio alla tua nonna. Come vivono in famiglia la tua professione, diciamo non così comune?

Le moto sono parte della mia famiglia, una passione che condividiamo appunto da sempre. La mamma e la nonna sicuramente hanno sempre un po’ di timore ma lo nascondono bene: sanno che ho la fortuna di fare quello che amo e non potrebbero essere più felici. Anzi mi aiutano a viverlo nel migliore dei modi, con professionalità ed entusiasmo.

– Domenica il Gran Premio d’Italia. Prima di curiosare sulle tue impressioni per il fine settimana, volevo sapere di più sulle emozioni della prima volta da pilota sul circuito del Mugello… a quando risale?

La prima volta che sono entrato al Mugello era il 2011con un’ Aprilia. Ovviamente non ero ancora arrivato in Moto 3, avevo 14 anni, tutti continuavano a ripetermi come quel circuito fosse grandissimo e molto particolare poiché le curve erano tutte cieche. Ovviamente al primo impatto non puoi non notare quanto la pista sia immensa e soprattutto capisci che quando descrivono il Mugello come una delle piste più belle del Mondo non è solo una suggestione. Tutte le volte che torno lì l’emozione è altissima: il pubblico italiano riesce a darti una grande carica e sapere che tra i tifosi ci sono tutti i miei amici e soprattutto la mia famiglia al completo, è impagabile!

 

– E per Domenica? Che sensazioni hai?

E’ difficile fare previsioni… abbiamo fatto dei test una settimana fa a Barcellona, una pista molto veloce, perciò simile a quella del Mugello. Abbiamo provato qualche accorgimento migliorativo sulla moto e penso che sono tutti dettagli che mi aiuteranno molto a cominciare da Domenica. non svelo altro ma sono ottimista… siamo sempre lì davanti, nonostante abbia fatto solo tre podi in questa stagione sono fortemente convinto che abbiamo raccolto meno di quanto seminato, pagando ogni piccolo errore. Speriamo quindi che anche la fortuna giri un po’…. e poi ovviamente sarà la pista a parlare.

 

– La vostra routine pre gara?

Sveglia prestissimo, colazione e una mezz’ora prima del turno inizia la mia preparazione. Il Warm Map è sempre alle 8:40 in punto e ha una durata di circa 20 minuti. Terminato il WM cerco sempre di mangiare qualcosa per essere poi pronto a rivestirmi mezz’ora prima della gara. E poi si entra in pista!

 

– A colpirmi sempre moltissimo sono le interviste pre gara. Siete lì, già sulle moto, pronti ad isolarvi dal mondo indossando il casco….

A Le Mans ero molto agitato e ho preferito non farmi intervistare. Sicuramente il momento delle interviste pre gara vuole coinvolgere maggiormente tutti i tifosi e gli appassionati, carpire le emozioni più profonde dei piloti… che comunque in quelle occasioni non sono mai di tante parole.

– Ricordo la vittoria di Misano dello scorso anno quando le telecamere di Sky corsero ad inquadrare un Dalla Porta molto emozionato: tuo padre Massimiliano! E per chi guida le emozioni hanno mai il sopravvento?

Il babbo quando faccio bene si commuove sempre… è il primo dei miei tifosi quindi l’emozione è inevitabile. Ogni podio è per me fondamentale, però adesso il secondo e terzo posto iniziano a non bastarmi…. Vincere è bellissimo! A Misano per l’emozione ho pianto per 5 o 6 curve. Quando sali sul gradino più alto del podio vuol dire che quel giorno, in quella gara, su quel circuito, il più forte del Mondo sei tu!

 

– Pretendi moltissimo da te stesso.. l’ultima volta che ti sei detto “Oggi ho guidato proprio alla grande!”

Anche a Le Mans…. venivo da 4 cadute in due giorni, partivo piuttosto indietro e questo mi ha un po’ frenato all’ultima curva dove non ci ho provato… Avevo bisogno di quel secondo posto sia per la classifica che per l’umore quindi mi sono fatto i complimenti. Abbiamo messo una pezza su tutti i problemi che avevamo, siamo stati concreti nel capitalizzare, quindi è giusto riconoscere che abbiamo fatto un bel lavoro.

 

– Il fotogramma di Valentino che “parla” alla sua moto è nell’immaginario collettivo di tutti gli appassionati. Tu hai qualche scaramanzia prima della gara?

No… non sono scaramantico. Prima della gara penso solo a rimanere concentrato e soprattutto voglio mantenermi sereno, cosa che non è sempre semplicissima. Personalmente se avessi qualche rituale so che mi potrebbe a pensare troppo ad “altro”, lo vivrei come un elemento di disturbo.

 

– Uno sport in cui le decisioni da prendere sono tante e il tempo per prenderle pochissimo è uno sport in cui non si può bluffare. Che rapporto hai con la paura?

La paura c’è sempre e non potrebbe essere altrimenti. Siamo consci dei rischi che corriamo però sappiamo anche che non possono essere questi a bloccarci, a farci guidare male. C’è da dire che non è tanto la paura del momento in cui si cade, spesso il brivido lo senti in occasione dei sorpassi più azzardati, dove apparentemente non ci sono conseguenze ma tu che guidi sai quello che hai rischiato. Ovviamente per un pilota prevale sempre l’adrenalina, l’agonismo, la concentrazione e tante altre emozioni….

 

– Come è il lavoro nel team? Quanto è importante il confronto e la collaborazione tra il pilota e i meccanici?

Lo sviluppo della moto nel mio caso è affidato a Honda. Ovviamente vi è un costante scambio di informazioni con il team che ha dati tecnici sul computer ma che non può prescindere dalle mie sensazioni sulla moto. Incrociamo le due cose e se tutto coincide siamo sulla strada giusta! In caso di discrepanze si continua a provare. Dopo i test invernali cerchiamo di trovare un assetto più o meno definitivo per la moto in modo tale da non dover fare grosse rivoluzioni.

 

– Molti tuoi colleghi sottolineano spesso l’importanza dell’allenamento costante. Oltre alle sessioni in moto come organizzi il tuo training?

L’allenamento è fondamentale per uno sport fisicamente stressante come il nostro. Oltre all’allenamento con la moto alterno bicicletta, corsa e palestra. E’ bello cambiare, della bici per esempio mi piace il rapporto che si crea con l’ambiente circostante… pedalare fino a vedere Firenze o Prato dall’alto delle colline. Certo è importante anche sapere quando lasciare al proprio fisico un giorno di riposo…. gli eccessi non pagano mai.

– Cosa ti piace seguire oltre alle Moto nel tempo libero?

Sono tanto appassionato di macchine. Guido i go – kart per allenamento e il rapporto con la velocità cambia considerevolmente.
Mi piacerebbe guidare una Formula 1 un giorno, penso darebbe emozioni uniche. Mi piace anche il calcio ma non sono così dotato e trovo molto divertente il basket.

 

– Idolo motociclistico di quando eri bambino?

Sono nato nel 1997. Sono cresciuto con il mito di Valentino Rossi. Certo Marc Marquez è fortissimo ma sarò sempre tifoso di Valentino.

 

 

 

 

Photo by @Andrea Martini e @PaoloGiuliani