Tornare nella città dove il proprio percorso professionale ha avuto una svolta importante, nella piazza che che ti ha consacrato al professionismo non è mai una semplice scelta.

Ci vuole il progetto giusto, quello capace di accendere l’ambizione e l’entusiasmo: Aleksandra Cotti dopo aver chiuso la sua carriera di giocatrice a Firenze ha deciso di mettersi in gioco in un’avventura nuova e complessa che la porterà a guidare una squadra giovane, motivata e di grande prospettiva. Colori e valori quelli della Rari Nantes Florentia che Aleksandra porta nel cuore e che sicuramente vorrà rappresentare con passione.

Spirito di sacrificio e voglia di fare bene: per un tecnico che si sente ancora un po’ “giocatore” (e non potrebbe essere altrimenti) la competizione e l’agonismo sono un fuoco da alimentare sempre, un’energia capace di spostare il confine di ogni limite!

Esclusiva di SportFiorentina una chiacchierata con Aleksandra Cotti, professionista dal palmares piuttosto importante se si considera che ha all’attivo tre volte Campionati, 2 LEN Champions Cup, 1 Coppa LEN, 2 Super Coppe LEN e una Coppa Italia … la nuova sfida in panchina? Una motivazione in più, quella che ci vuole per fare al meglio il proprio lavoro!

– Si è appena conclusa la prima fase di Coppa Italia disputatasi proprio a Firenze. Un bilancio positivo per le sue ragazze che nonostante il poco tempo a disposizione per conoscersi meglio sotto l’aspetto tecnico-tattico, hanno centrato l’obiettivo…

Personalmente sono molto soddisfatta: certo c’è tanto lavoro da fare ma sicuramente avere ambizioni importanti ci stimola a chiedere a noi stesse sempre di più. Cinque giocatrici si sono aggregate al gruppo soltanto tre giorni prima dell’esordio, so bene quanto sia difficile non conoscere i tempi e le caratteristiche di un nuovo gruppo… quindi ho chiesto alla squadra di tenere ritmi alti ma di giocare un gioco semplice, contava centrare l’obiettivo e lo abbiamo fatto.

– Classe 1988, una carriera ricca di esperienze e un palmares in cui brillano traguardi importanti… come è stato l’esordio in panchina?

Quella contro la Roma è stata la mia prima gara ufficiale in veste di tecnico… ero ovviamente molto emozionata ma mi sono detta che l’approccio giusto doveva essere necessariamente il più spontaneo. La nuova avventura professionale è stimolante, mi entusiasma ogni giorno di più, un sentimento importante che devo essere brava a infondere anche nelle mie atlete che, devo ammettere, nel match di esordio, mi hanno aiutato moltissimo, seguendo ogni mia indicazione.

– Il 2020 sarà un anno molto importante… la Nazionale Azzurra volerà a Tokyo per le Olimpiadi. Un tuo ricordo da Rio de Janeiro?

L’Olimpiade per un atleta è il coronamento di sforzi, sacrifici, speranze e grande impegno. Dura praticamente 4 anni! Dalle fasi di qualificazioni alla finale contro gli Stati Uniti la mia avventura in Azzurro è stata un continuo susseguirsi di emozioni, sono fiera si sia conclusa per me e per le mie compagne di squadra con una sudatissima medaglia d’argento. Da allenatrice e da sportiva non posso che augurare a tutte le mie atlete di poter vivere un’esperienza così formativa e appassionante.

– Firenze è una città speciale nella tua carriera… hai vissuto qui dal 2005 al 2010 e adesso sei tornata per un esordio altrettanto importante, quello nel ruolo di allenatrice! Che rapporto hai con la città?

Ottimo! Quando sono arrivata a Firenze non avevo ancora 18 anni, è qui che ho frequentato gli ultimi due anni di scuola superiore, mi sono diplomata e ho lavorato duramente per la mia formazione di giocatrice. Ovviamente ho molti amici in città, coetanei e persone più grandi, fondamentali nel mio processo di maturazione: i fiorentini hanno un modo molto passionale di vivere lo sport, sono iper critici ma quando vedono impegno e competenza ti premiano in affetto ed entusiasmo come nessuno. Sono felice di aver proseguito il mio percorso in quella che definisco la mia “seconda casa”

– Sta per aprirsi una stagione impegnativa, dovrete affrontare avversarie strutturate e sfide sicuramente stimolanti… come si proietta la sua squadra all’inizio di questa avventura?

Qualche giorno fa, alla domanda riguardante l’ obiettivo per la stagione ho risposto “Vincere lo scudetto”. So che può sembrare una provocazione, un’utopia, ma quando hai giocato a livelli molto alti sai bene quale sia l’importanza dell’ambizione. So bene che nello sport è fondamentale mettere sempre l’umiltà e il duro lavoro davanti a tutto, ma alzare l’asticella, spostare i propri limiti è ugualmente rilevante per fare bene in una competizione lunga come il campionato. Siamo una squadra anagraficamente molto giovane, la motivazione non ci manca, certo dovremo sopperire alla mancanza di esperienza con carattere e organizzazione. Abbiamo le qualità per raggiungere una salvezza tranquilla e poi chissà… non poniamoci confini!

– Parlando con il tuo collega Roberto Tofani ci siamo soffermati su un aspetto fondamentale legato al movimento della pallanuoto italiano: la passione verso questa affascinante disciplina sportiva non sembra mancare però a volte sembra mancare la voglia di sacrificarsi…. Che consiglio daresti ad un giovane sportivo al primo apprccio con questa disciplina?

La pallanuoto non è uno sport semplice sotto molti aspetti… bisogna avere una base natatoria ben allenata, tener presente che è uno sport di contatto dai ritmi molto intensi e che quindi non ti permette di prenderti pause dall’allenamento. Per essere sempre al meglio, vietato staccare insomma….
Detto questo, perché non provare? Lo sport è un avventura meravigliosa sotto il punto di vista umano e professionale. Personalmente mi ha permesso di andare via di casa molto preso, rendermi indipendente, conoscere nuove culture, compagne di squadra che sono diventate amiche, professionisti straordinari che porterò nel mio cuore per sempre.