Che storicamente per Montella la trasferta di Milano rappresentasse un ideale spartiacque lo avevamo anticipato nel nostro articolo relativo ai precedenti della Fiorentina a San Siro, E’ contro i rossoneri che la Fiorentina di Montella mostrò a tutta la Serie A la sua anima tecnica e organizzata nel 2012 strapazzando il Milan, demolendolo in ogni suo reparto minuto dopo minuto, ribadendo una volta per tutte che dopo due anni di buio, la musica era finalmente cambiata. 

E’ sempre all’ombra della Madonnina che dodici mesi più tardi la Fiorentina ricaccia il Milan in una situazione di classifica piuttosto complicata, condannandolo ad affrontare una crisi che con la qualificazione in Champions ottenuta 3 mesi prima proprio ai danni dei viola, era stata sventuratamente ignorata.

Meglio da avversario che condottiero verrebbe da pensare. La storia di Montella sulla panchina del Diavolo è praticamente un calvario psicologico: Berlusconi lo mette sul “chi va là” praticamente subito, la squadra non è mai quella che lui vorrebbe. Trova un organico non scelto da lui, viene totalmente ignorato nella sessione di campagna acquisti che dovrebbe vederlo protagonista e che invece lo vede relegato sempre di più al ruolo di ripiego. L’esonero arriva quando l’ipotetico “dream team” assemblato a suon di milioni da Fassone e Mirabelli non rende quanto sperato ma in realtà ogni domenica per Montella pareva dover essere l’ultima trascorsa sulla panchina del Milan. Nessuno spendeva per lui parole di conforto, di stima, addirittura anche Berlusconi, di fatto fuori dal Club, non risparmiava in stoccate velenose verso il tecnico:  “Volevo che alla guida del mio Milan restasse Brocchi, ma ero su un letto di ospedale e mi dissero Montella. Sta sbagliando, non mi piace come fa giocare la squadra e non mi piacciono neanche le scelte sui singoli. Io provavo a dargli dei consigli sperando che mi ascoltasse sul serio. Lui rivendicava sempre la sua totale autonomia sulla formazione….”

La Fiorentina di questa sera è illuminata dalla stella infinita di Frank Ribery, giocatore la cui fama è nota a tutti e soprattutto ad uno degli uomini che ha rappresentato il volto della “nuova” Fiorentina del primo Montella: Luca Toni.
E’ lui che ha dato a tutti il primo indizio concreto, lui che con un commento social ci ha fatto pensare che forse quel sogno poteva essere davvero possibile.

Ad aprire la danza dei goal è un altro giocatore fortemente caldeggiato da uno dei pilastr della Fiorentina del 2012: “el cerebro”, David Pizzarro. Cileno, centrocampista e grande grinta: Erik Pulgar pareva fatto per il ruolo vacante che il centrocampo viola doveva riempire al più presto. Si sta un po’ sacrificando al momento Pulgar che ha nelle sue corde caratteristiche più vicine al regista che alla mezz’ala, ma la costanza, la serietà e la completezza del cileno sono la riprova che la Fiorentina con il suo acquisto ha lavorato bene per il presente e per il futuro (…e che Pizzarro ci vede ancora piuttosto bene!)

E poi c’è l’imposizione di Montella: Castrovilli deve rimanere. Se ne è convinto giorno dopo giorno durante il ritiro estivo Vincenzo e le amichevoli disputate in America e in Italia hanno fissato ancor di più questa sua convinzione. Ottima: le prestazioni di Gaetano Castrovilli sono state fino a questo momento un crescendo clamoroso coronato con il goal di questa sera.

La Fiorentina contro il Milan domina tatticamente e tecnicamente la partita, impartendo un’autentica lezione di calcio: pressing alto, reparti compatti, grande concentrazione e lucidità. Le straordinarie accelerazioni di Ribery e Chiesa fanno il resto, affondando nella difesa rossonera come il coltello nel burro. Bene, benissimo tutta la squadra ma determinante il carisma, la lucidità e la maturità che tre uomini, uno per reparto, hanno infuso ai compagni: Pezzella in difesa, Badelj a centrocampo e Ribery in attacco.
Quando in una squadra funziona la spina dorsale, tutto è più facile ed inquadrato in un ordine naturale: osservando la Fiorentina questa sera si aveva l’impressione che ogni giocatore sapesse quale fosse il suo compito mentre nel Milan c’era totale smarrimento.
Montella ha trovato la quadratura del cerchio con la difesa a tre, e sacrificando il centravanti, una soluzione che potrebbe però essere variata di fronte ad avversari che si chiudono ermeticamente dietro, come potrebbe accadere Domenica contro l’Udinese: certamente con la vittoria di Milano crescerà il coraggio della Fiorentina e di Montella, il quale pur affidandosi con grande fiducia a questo titolarissimo undici, troverà maggior coraggio per proporre in campo nuovi spunti.