Una partita rocambolesca, una domenica divertentissima. Una vittoria arrivata a 5 minuti dalla fine con uno di quei goal che non ti aspetti. Soprattutto se sei la Fiorentina e la tua avversaria è l’Inter di Trapattoni.
Gli occhi dei tifosi nerazzurri rimangono fissi su Giuseppe Bergomi che con le mani nei capelli non sa dare una spiegazione all’ingenuità clamorosa appena commessa, una scena che l’Artemio Franchi in realtà vede solo in maniera sfocata visto che gli sguardi di tutti sono già scappati ad inseguire la corsa gioiosa di Stefano Borgonovo.

Beppe Bergomi a distanza di 30 anni ha un ricordo concreto più che mai di quel retro-passaggio verso Zenga, della dinamica di azioni che portarono la Fiorentina a segnare il goal del 4-3. Probabilmente è stato proprio l’aver pagato caro quell’eccesso di sicurezza a portarlo a superarsi nelle partite successive senza abbattersi, grazie anche al supporto dei suoi tifosi.

Ospite speciale dell’evento Fortichino d’Oro 2019, tenutosi alla Festa Storica di Badia a Pacciana, Giuseppe Bergomi è stato ospite ai nostri microfoni: con lui abbiamo parlato di mercato, di Fiorentina, facendo anche un salto nel passato, ricordando una partita che i tifosi viola ancora non dimenticano!

– Un avvio piuttosto complicato che vede la Fiorentina ancora a 0 punti. Certo, si sapeva che il calendario fosse in salita ma la prestazione di Genova solleva qualche interrogativo…. cosa manca alla squadra di Montella?

Fondamentalmente il tempo. E’ una squadra costruita su valori importanti ma i giocatori devono trovare il proprio spazio per rendere al meglio. Per esempio non sono ancora ben chiare le gerarchie tra Ribery, Sottil Ghezzal, Vlahovic, Boateng e Chiesa, giocatori che ricoprono ruoli molti simili.

– Chi scegliere?

Direi chi dimostra di sapersi amalgamare meglio, capacità di integrarsi agli schemi tattici di Montella, mettersi a disposizione, risultare funzionale.

– Firenze vive un clima di totale cambiamento…

Eccome! Non bisogna dare niente per scontato. Nel calcio ogni cambiamento ha bisogno di tempo per venir assimilato. La nuova società ha il grande merito di aver rinnovato il clima in città, riacceso l’entusiasmo ma anche quando vengono comunicati valori così positivi non si deve dare niente per scontato.

– L’umore anche dopo la sconfitta, decisamente immeritata contro il Napoli, era rimasto alto. Forse ci si aspettava in un’altra risposta da parte della squadra contro il Genoa!

La squadra ha assolutamente bisogno dei tifosi per continuare a lavorare al meglio. Dalle sconfitte si costruiscono le vittorie. Ricordo una clamorosa sconfitta contro la Fiorentina con un goal di Borgonovo. Non lo avevo visto e ho commesso un errore piuttosto marchiano per un difensore della mia esperienza… ci sono stati male! Mi ha aiuto molto che la domenica successiva a San Siro i tifosi nerazzurri avessero appeso uno striscione con su scritto “Non importa Zio!”. Da quell’errore abbiamo vinto 9 partite di fila! Un’importante conferma che il segreto è la coesione!”

– Un gruppo fortissimo quell’Inter di Trapattoni, un unidici non a caso ancora a adesso ricordato come una squadra da record! Uno spogliatoio composto di grandi personalità difficili da far coesistere?

Matthaus aveva sicuramente il carisma del leader! Io da capitano ero molto attento a dare l’esempio, sempre il primo ad arrivare all’allenamento e alle convocazioni. Insieme a Ferri e Zenga sicuramente abbiamo contribuito a far capire ai nostri compagni più giovani o magari stranieri, il valore che quella maglia e quei colori avevano per noi…”