Domenica sera saranno 90 minuti da non fallire. Una partita dove dovrà necessariamente valere la legge del calcio più autentica e spietata quella che prevede la vittoria come unica alternativa alla crisi, come antidoto ad eventuali cattivi pensieri. Per la Fiorentina dell’esordio ci sono stati solo applausi e tante, giustificate, scusanti. Un arbitraggio grottesco, un’avversaria motivata e fortissima, più esperta e compatta rispetto ai viola che nonostante il valore dell’avversario e la giovane età dei suoi titolari ha condotto una partita magistrale, ha fatto la partita sul piano del gioco, ha saputo rispondere due volte al vantaggio del Napoli. I punti in classifica sono però 0. Difficilissimo anche il prossimo impegno al Franchi, super sentito sotto il punto di vista emotivo, proibitivo considerando il valore complessivo del roster della Juventus.

A Genova per vincere. Contro il Genoa per confermare il proprio valore e per dimostrare che questa squadra non sa solo giocare bene ma anche mordere. Lo spirito e le premesse sono ideali, un colpo di mercato nel weekend sicuramente aiuterebbe ma la squadra di Montella adesso deve poter contare soltanto sui suoi mezzi, capitalizzare il lavoro svolto fino a questo momento per non scivolare nella spirale di paura e immobilità che ha mangiato pezzo per pezzo la Fiorentina dello scorso anno.  Siamo solo all’inizio, è vero,  ma ogni passo avanti può essere quello fondamentale, quello capace di risollevare giocatori, allenatore e tifoseria, rimettendo in marcia una città. A digiuno di vittorie da un tempo irreale, la Fiorentina deve sapersi ribellare a questa immobilità! 

Stagione 2008/2009: il Genoa di Gasperini ha un’ottima squadra, sicuramente la migliore dell’era Preziosi. Milito e Thiago Motta sono artefici di una stagione così positiva da condurre il Genoa addirittura in corsa per la Champions League. La Fiorentina sa di non poter sbagliare ma arriva al Ferraris completamente deconcentrata e i rossoblu ne approfittano. No, quello non è il Genoa affrontato nella gara di andata e battuto 1-0 con un gol capolavoro di Gilardino al 61′. Quello è un Genoa che non ha paura, consapevole dei propri punti di forza e speranzoso di trovare una Fiorentina distratta.

Il primo tempo si chiude con un i padroni di casa avanti 3-0 e il risultato non potrebbe essere più veritiero data la completa apatia dei viola. Il fischio che sancisce la fine della prima frazione arriva come un liberazione. Prandelli sa che quella vista fino a quel momento non è la sua squadra e così decide di mettere i suoi uomini di fronte alle loro responsabilità, costringendoli a guardarsi negli occhi. Un confronto di 15 minuti che tira fuori la vera anima ella Fiorentina, ma soprattutto che permette al genio di accendersi. Adrian Mutu più dei compagni è punto nell’orgoglio, riscattare quell’umiliazione diventa questione di vita o di morte.

Le immagini del gol del pareggio scorrono ancora nella mente e nel cuore dei tifosi viola: una staffilata dal limite dell’area, una pennellata che colora il cielo di viola e gela Marassi. Un pareggio che in realtà è un atto di forza, il grido di battaglia di una Fiorentina desiderosa di rimanere nella zona Europa. Una reazione che porta la firma di Mutu e Prandelli, così diversi e così vicini. Il garbo e la ragionevolezza, gli eccessi di una sregolatezza benedetta dal talento.