Tre sconfitte in volata e un pizzico di sfortuna che però non hanno mai scalfito la sua fiducia e soprattutto la sua “fame” di vittoria. Lorenzo Dalla Porta ha finalmente centrato la sua “prima” stagionale al Sachsenring, un successo che gli ha permesso anche di prendersi la testa del Mondiale, sorpassando il rivale Canet di due punti.

Un margine risicatissimo ma che lo spagnolo non si aspettava certo di prendere nelle scorse settimane, un pericoloso scricchiolio alle fondamenta di una stagione che lo accredita come grande protagonista: Dalla Porta, conquistando la sua seconda vittoria in carriera dopo quella dello scorso anno a Misano, riapre totalmente il Mondiale e dopo questo filotto di secondi posti ribadisce quanto “vincere aiuti a vincere” anzi spinga ad oltrepassare sempre i propri limiti, pretendendo di più da noi stessi. “Chiaramente, sono un pilota e voglio vincere. Non dico che ci stavo male, ma la volevo davvero tanto questa vittoria. Forse la cosa buona è che ogni volta che finivo secondo, avevo sempre più voglia di vincere….”

Dichiarazioni molto simili a quelle che il pilota pratese aveva fatto nella sua intervista esclusiva a Sport Fiorentina nei giorni direttamente precedenti al Mugello.

Ve ne riproponiamo i punti più salienti….

 

  • Ricordo la vittoria di Misano dello scorso anno quando le telecamere di Sky corsero ad inquadrare un Dalla Porta molto emozionato: tuo padre Massimiliano! E per chi guida le emozioni hanno mai il sopravvento?

Il babbo quando faccio bene si commuove sempre… è il primo dei miei tifosi quindi l’emozione è inevitabile. Ogni podio è per me fondamentale, però adesso il secondo e terzo posto iniziano a non bastarmi…. Vincere è bellissimo! A Misano per l’emozione ho pianto per 5 o 6 curve. Quando sali sul gradino più alto del podio vuol dire che quel giorno, in quella gara, su quel circuito, il più forte del Mondo sei tu!

  • Pretendi moltissimo da te stesso.. l’ultima volta che ti sei detto “Oggi ho guidato proprio alla grande!”

Anche a Le Mans…. venivo da 4 cadute in due giorni, partivo piuttosto indietro e questo mi ha un po’ frenato all’ultima curva dove non ci ho provato… Avevo bisogno di quel secondo posto sia per la classifica che per l’umore quindi mi sono fatto i complimenti. Abbiamo messo una pezza su tutti i problemi che avevamo, siamo stati concreti nel capitalizzare, quindi è giusto riconoscere che abbiamo fatto un bel lavoro.

  • Il fotogramma di Valentino che “parla” alla sua moto è nell’immaginario collettivo di tutti gli appassionati. Tu hai qualche scaramanzia prima della gara?

No… non sono scaramantico. Prima della gara penso solo a rimanere concentrato e soprattutto voglio mantenermi sereno, cosa che non è sempre semplicissima. Personalmente se avessi qualche rituale so che mi potrebbe a pensare troppo ad “altro”, lo vivrei come un elemento di disturbo.

 

  • Uno sport in cui le decisioni da prendere sono tante e il tempo per prenderle pochissimo è uno sport in cui non si può bluffare. Che rapporto hai con la paura?

La paura c’è sempre e non potrebbe essere altrimenti. Siamo consci dei rischi che corriamo però sappiamo anche che non possono essere questi a bloccarci, a farci guidare male. C’è da dire che non è tanto la paura del momento in cui si cade, spesso il brivido lo senti in occasione dei sorpassi più azzardati, dove apparentemente non ci sono conseguenze ma tu che guidi sai quello che hai rischiato. Ovviamente per un pilota prevale sempre l’adrenalina, l’agonismo, la concentrazione e tante altre emozioni….

 

  • Come è il lavoro nel team? Quanto è importante il confronto e la collaborazione tra il pilota e i meccanici?

Lo sviluppo della moto nel mio caso è affidato a Honda. Ovviamente vi è un costante scambio di informazioni con il team che ha dati tecnici sul computer ma che non può prescindere dalle mie sensazioni sulla moto. Incrociamo le due cose e se tutto coincide siamo sulla strada giusta! In caso di discrepanze si continua a provare. Dopo i test invernali cerchiamo di trovare un assetto più o meno definitivo per la moto in modo tale da non dover fare grosse rivoluzioni.

 

  • Molti tuoi colleghi sottolineano spesso l’importanza dell’allenamento costante. Oltre alle sessioni in moto come organizzi il tuo training?

L’allenamento è fondamentale per uno sport fisicamente stressante come il nostro. Oltre all’allenamento con la moto alterno bicicletta, corsa e palestra. E’ bello cambiare, della bici per esempio mi piace il rapporto che si crea con l’ambiente circostante… pedalare fino a vedere Firenze o Prato dall’alto delle colline. Certo è importante anche sapere quando lasciare al proprio fisico un giorno di riposo…. gli eccessi non pagano mai.

 

  • Cosa ti piace seguire oltre alle Moto nel tempo libero?

Sono tanto appassionato di macchine. Guido i go – kart per allenamento e il rapporto con la velocità cambia considerevolmente.
Mi piacerebbe guidare una Formula 1 un giorno, penso darebbe emozioni uniche. Mi piace anche il calcio ma non sono così dotato e trovo molto divertente il basket.

 

  • Idolo motociclistico di quando eri bambino?

Sono nato nel 1997. Sono cresciuto con il mito di Valentino Rossi. Certo Marc Marquez è fortissimo ma sarò sempre tifoso di Valentino.

photo by  @Andrea Martini