Nella nostra identità di tifoso siamo anche chi ha lottato per noi. Il legame con una squadra come la Fiorentina molto spesso non è un scelta ma un destino, una variabile che si lega alla storia di una persona e in qualche modo la influenza. Da piccolo ti accorgi di essere tifoso della Fiorentina dalle prime adrenaliniche esperienze allo stadio, dalla maglietta o dalla sciarpa della Fiorentina che ti viene regalata per il compleanno, ma soprattutto quando a scuola o al parco un amichetto ti chiede perchè non hai scelto un’altra squadra, magari la sua che vince sempre, che acquisterà il top player della stagione, che sicuramente a Maggio festeggerà il campionato.

“Ma non avete Batistuta” è stata la risposta di tutti i bambini degli anni 90. I suoi goal sono stati il cemento armato del nostro già molto sviluppato senso di appartenenza, la sua mitraglia fiera sotto la Curva Fiesole il nostro grido di gioia, le sue lacrime dopo la rete segnata indossando la maglia della Roma, un insegnamento. Quello più difficile magari, quello dove impari che il calcio non è solo un gioco e che all’ora di vittoria sarebbe seguita quella di sconforto. E proprio in quella ci saremmo resi conto che tifavamo per la Fiorentina per tanti motivi, il primo forse perché, noi eravamo in grado di farcela.

 

“Per anni il nostro colpo di mercato è stato riuscire a trattenere Giancarlo Antognoni” è stato lo stato d’animo dei ragazzi degli anni 60 e dei bambini degli anni 70. Se la Fiorentina di Pontello riuscì a riportare entusiasmo grazie ad una campagna acquisti ambiziosa, costruendo una rosa in grado di sfiorare addirittura lo scudetto, la società di MelloniMartellini che non poteva regalare a Firenze nessuna stella, provò almeno a trattenere il ragazzo che giocava guardandole. La Juventus metteva gli occhi sui  talenti migliori della Serie A e le società una dopo l’altra, cedevano.  Vestire la maglia bianconera, soprattutto nei primi Anni 80, era una tentazione alla quale era difficile resistere soprattutto se il nostro nome era già legato a doppio filo alla Nazionale dove il “blocco Juventus” rappresentava un baluardo tra i più temuti a livello internazionale.

Se l’amore tra Firenze e la Fiorentina sembra essere un sentimento che come tale è anche e soprattutto contrario alle logiche, Giancarlo Antognoni e Gabriel Omar Batistuta prima di essere due grandi campioni sono stati due tifosi della Fiorentina. Due diamanti che per brillare avevano scelto Firenze nonostante tutto e tutti indicassero per loro altre vie. Soluzioni più comode, strade che portavano a successi più grandi che la Fiorentina né in quel momento né mai avrebbe potuto garantir loro. L’Unico 10 e Batigol scegliendo la Fiorentina sceglievano l’incomprensibile ed è per questo che Firenze accoglierebbe a braccia aperte l’ingresso in società di colui che si è preso cura e ha difeso qualcosa che amiamo. Lo stesso discorso vale per i nuovi poteri esecutivi che saranno affidati a Giancarlo Antognoni, un Capitano ben oltre i compiti del campo.

C’è chi ha già definito “strategiche” la scelta di Rocco Commisso di coinvolgere Batistuta e Antognoni nella sua nuova Fiorentina… in realtà quello della proprietà americana è un passo importante, controtendenza rispetto al comune senso di fastidio che nei Club italiani generano le bandiere. Beh, sicuramente un’apertura tipica della cultura sportiva (e non solo sportiva) made in USA, dove la storia e i grandi personaggi sono celebratissimi. Un atteggiamento di apertura maturo ma anche un grande investimento sul futuro del Club che ai due campioni riserva gli onori che meritano ma affida loro grandi oneri. Ricostruire non solo un’area tecnica ma una nuova mentalità. Nell’attesa che vengano formalizzati i ruoli di Batistuta e Antognoni nella Fiorentina di Commisso, la conferenza stampa di Francesco Totti deve essere un insegnamento importante per tutte le società che intendono coinvolgere nei loro piani futuri importanti giocatori del passato: chiarezza e coinvolgimento non devono mai mancare,