Estate 2003. E’ ancora un tribunale a decidere per la Fiorentina. In extremis per di più, un particolare quello della tempistica non da poco se si considera che dopo il “caso Catania” i gigliati si trovano a dover sconvolgere nuovamente i propri piani. La Serie B diventa un campionato a 24 squadre e i Club hanno pochissimo tempo per riorganizzare una squadra all’altezza di una stagione così competitiva.

La Fiorentina parte male, è disorientata dal doppio salto di categoria, non è esperta abbastanza per gestire le dinamiche di un campionato così imprevedibile. Al termine di un complicato girone di andata arriva così l’esonero di Alberto Cavasin e l’arrivo di quello che sarà un altro uomo della provvidenza nella storia della Fiorentina. Se per Emiliano Mondonico la Fiorentina era stata fino a quel momento la squadra del cuore adesso era diventata la squadra da riportare in Serie A.

Quando Mondonico arrivò a Firenze la sua squadra del cuore era in una situazione di classifica difficile, non era attrezzata per la categoria a casa della repentina sentenza di ripescaggio in Serie B a pochi giorni dall’inizio del campionato e dalla chiusura del calciomercato. La sua esperienza e la sua competenza lo avrebbero dovuto spingere a guardare la realtà negli occhi, lavorare per raggiungere una tranquilla salvezza e pensare alla stagione successiva con metodo. Ma è il cuore di tifoso a prevalere sul resto.

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Andiamo in Serie A, provarci è un dovere e il fallimento non è contemplato: il suo grande merito è quello di infondere fiducia nel gruppo, riportare leggerezza nello spirito dei giocatori dai quali però pretende tutto. La Serie B è un campionato difficile, pensare di ottenere la promozione solo perchè “siamo la Fiorentina” è l’errore più grande che il gruppo e la piazza possano commettere. E’ una battaglia che va portata avanti centimetro su centimetro e dove ogni errore è vietato

Ce la farà. Ce la faremo. In uno spareggio difficilissimo reso ancora più difficile dall’assenza di Christian Riganò, dall’inferiorità numerica e dalla paura di ricadere nel baratro. Credo che per Serse Cosmi, Kalak, Gaucci e per tutti quelli che giocavano nelle file del Perugia, guardare a quella partita per lo meno con obiettività sarà per sempre difficile. Il calcio sotto certi aspetti è un gioco dai finali atroci, ma sotto altri è molto meritocratico.E’ vero, non sempre vince chi gioca meglio, chi è più forte ma vederci lungo è fondamentale. Emiliano Mondonico contro il Perugia si esibisce in una lezione di calcio. Poco dopo arriverà anche quella di vita. “Ha trionfato la squadra del mio cuore, ma se serve sono pronto a fare un passo indietro”.

Far seguire i fatti alle parole, essere coerenti, avere una parola sola. Qualche mese dopo, dopo il pareggio a Udine al quale seguì le dimissioni dell’allenatore gigliato, Della Valle si disse spiazzato da quella inusuale decisione. Un passo indietro, una parola sola, una chiarezza di quelle rare e preziose. L’allenatore Mondonico e molto simile all’uomo e la dirigenza viola se ne accorge in un secondo: coerente, sincero, saggio, viola per sempre.