E’ il Febbraio del 2006 e la Fiorentina di Cesare Prandelli sogna sfacciata la qualificazione alla Champions League, un’idea che arrivati a quel momento della stagione i gigliati non hanno nemmeno più paura di esprimere a voce alta. La squadra gioca un calcio sereno, vivace e concreto, è un gruppo organizzato con un bomber di razza e soprattutto è legata da una magica unione che ti fa sempre illogicamente sperare nel miracolo anche nei momenti più complicati.

E’ una speranza piuttosto illogica quella della Fiorentina se si considera che a lottare per quelle posizioni di altissima classifica ci sono squadre più strutturate, più attrezzate, blasonatissime e più esperte. I gigliati sono però supportati dalla magia dei fatti che a suon di tre punti trascinano i viola nel sogno europeo, un sogno che per diventare realtà esige vittorie su campi difficili, contro squadre non così distanti.

Insomma, al Tardini la Fiorentina non può sbagliare nemmeno un minuto. In effetti la Fiorentina a Parma non si accontenta di tremare per un minuto, bensì deraglia per i primi venti quando i padroni di casa vanno in vantaggio per 2-0, due reti che in un primo momento sembrano accoppare i viola, inchiodandoli ad un fine settimana amaro.

Non sarà così. 

Prandelli è un allenatore che ha il grande dono dell’empatia. Non sbraita, non mortifica ma guarda negli occhi i suoi ragazzi come a dire “Davvero siamo questo? Davvero è questo il meglio che possiamo fare?”. Basta un attimo e la Fiorentina sonnambula e svagata dell’avvio lascia così il posto a quella indomita sognatrice che dell’illogica voglia di Europa della città ne ha fatto una religione. Quattro minuti sono sufficienti a Valerj Bojinov per rimettere in parità la situazione e accendere definitivamente il motore della squadra che al 49′ ha il piglio di passare a condurre la partita e al 70′ il cinismo per chiuderla.

E’ una vittoria rocambolesca ma apparentemente normale che nonostante non si annoveri tra quelle storiche e gradasse ottenute contro una big è l’anello di congiunzione  tra sogno e realtà. La conferma che Prandelli aspettava per  scendere negli spogliatoi e dire a tutti “Facciamolo davvero”. 

La speranza è che la Fiorentina di Montella abbia l’orgoglio e la lucidità per uscire dalle sabbie mobili dove da sola si è ficcata. Di testa e con le mani legate. Nel calcio non esistono gare banali ma nemmeno imprese impossibili da fare. Senza ascoltare cosa accade sugli altri campi e senza trovare scuse, siamo certi che se la Fiorentina si chiedesse “E’ questo il meglio che sappiamo fare?” avrebbe molto da riflettere pensando alla risposta da dare.

Photo by @ Andrea Martini , Paolo Giuliani