Con la Juventus di Allegri è arrivata l’ennesima sconfitta, la nona stagionale. Una sconfitta che però, al contrario di ciò che ci si potesse aspettare od immaginare, ha avuto gli effetti sperati: quasi rigeneratrici. La Viola infatti non ha più nessun vero obiettivo in campionato già da tempo, e anche il “piccolo obiettivo” ottavo posto, atto per accedere già dagli ottavi di finale in Coppa Italia, è svanito: il distacco con l’attuale occupante dell’ottava posizione in graduatoria, la Lazio di Inzaghi, è di ben 12 punti (la Viola è paradossalmente più vicina alla zona retrocessione, con soli 11 punti di distacco dall’Empoli terzultima).

La sconfitta non lascia quindi strascichi troppo negativi per il risultato, o per la festa scudetto bianconera subìta da spettatori. La sconfitta, al contrario, rigenera finalmente l’ambiente: riaccende la passione dei tifosi, sempre più flebile dopo le partite “horror” in campionato. La squadra di Montella, seppur tornata alla base con 0 punti in “saccoccia”, ha regalato spettacolo: una prestazione collettiva finalmente all’altezza dei singoli. Un calcio propositivo, attento ed ordinato: un modo di vedere la partita totalmente diverso rispetto agli ultimi mesi in casa Viola. Una squadra ben organizzata, capace di mettere in estrema difficoltà una Juventus che, seppur scossa dall’eliminazione in Champions, voleva a tutti i costi i 3 punti, per festeggiare l’ottavo scudetto in mezzo al proprio pubblico.

Finalmente organizzazione, in fase offensiva infatti nulla era figlio del caos o del caso, ma solo di un lavoro tattico già importante e studiato. È bastato qualche allenamento a Montella per inculcare nella testa dei giocatori una nuova filosofia di gioco, un piano tecnico-tattico che, anche se avente importanti somiglianze con la vecchia gestione, si dimostra totalmente opposto nella concreta praticità.

Per analizzare al meglio queste differenze, è sufficiente prendere in esame l’ultima gara di Pioli sulla panchina Viola. La squadra, soprattutto per quanto riguarda la fase d’impostazione della manovra, era nel caos più totale: il primo tempo fu infatti caratterizzato da ben 23 cross (più di uno ogni 2’ di gioco) provenienti dalla trequarti, senza che però ci fosse un centravanti in area in grado di catalizzarli. Questo però, non rappresenta un banalissimo errore tattico, ma semplicemente l’assenza totale di schemi e idee offensive: i giocatori gigliati, non avendo veri dettami da seguire, sceglievano la via più ovvia, ossia quella del cross in mezzo, non considerando l’inutilità di tale scelta.

Nella sfida dell’Allianz Stadium tutto è cambiato, ovviamente in meglio. Il 3-5-2 di Montella, in realtà applicato solo “sulla carta”, si trasformava in un 4-4-1-1, con Chiesa trequartista. Questa scelta, con Chiesa libero quindi di muoversi fra le linee avversarie, ha accresciuto esponenzialmente la pericolosità del talento Viola, rendendolo estremamente imprevedibile. La marcatura ad “uomo” era infatti molto complicata, dato il suo continuo spostarsi dalla zona sinistra alla zona destra del campo (e viceversa): ciò ha creato ben più di qualche grattacapo alla difesa bianconera. Anche la difesa è sembrata finalmente solida e compatta, soprattutto grazie ad un Milenkovic finalmente all’altezza delle sue enormi qualità. I due gol arrivano infatti da situazioni fortunose e casuali, impossibili da prevedere.

La prestazione dello Stadium era proprio quello che ci voleva: Firenze aveva bisogno di un segnale per riaccendere l’entusiasmo, e il segnale è arrivato. Ora arriva la sfida più importante del campionato, Firenze ci crede!

 

Photo by Andrea Martini, Paolo Giuliani