L’intervista con il mediano di mischia de I Medicei, Mohammadali Esteki, non è semplicemente un bella chiacchierata di rugby, ma un’occasione. L’occasione di conoscere una storia dove lo sport, è proprio il caso di dire, gioca un ruolo fondamentale: una scelta inedita quella di Ali che appena arrivato in Italia sceglie in extremis di preferire la palla ovale a quella rotonda. Nel suo Paese, l’Iran, il rugby non è una disciplina molto popolare, ma il fratello è già un appassionato e quindi, perchè non provare?
Inizia così l’avventura che ha portato Mohammadali a Firenze in una squadra di cui lui si dice molto fiero, in un progetto dove ogni giorno si cerca di alzare l’asticella.

  • Sei arrivato in Italia nel 2003 dall’Iran e proprio a Modena hai approcciato per la prima volta al rugby, giusto?

Assolutamente si, una scelta fatta grazie al consiglio di mio fratello che già praticava questo sport. Forse fosse dipeso da me avrei preferito il calcio, così di primo acchito. Poi è bastato il primo allenamento a farmi completamente innamorare di questo sport… una sensazione difficile da raccontare.

  • In Iran il rugby non è così popolare immagino. Quali sono le discipline sportive che appassionano maggiormente?

No, in Iran il rugby non è così diffuso: la nostra Nazionale è nata nel 2000, spero tanto negli anni possa attrarre un pubblico sempre più vasto. Gli sport più seguiti sono assolutamente il calcio, la lotta e il sollevamento pesi.

  • Un ruolo molto delicato quello del mediano di mischia: rappresenti il punto di contatto tra la mischia e la trequarti, insomma hai molte responsabilità. Senti un po’ il peso di questi oneri a poco più di 20 anni, in una squadra con obiettivi così ambiziosi?

È un ruolo dove è molto importante essere completi, avere grande visione del gioco. Per mia fortuna un mediano di mischia non deve essere fondamentalmente un “colosso” ma questo di certo non significa che siamo esentati dai contatti.. anzi! Siamo i primi placcatori in difesa. Una qualità molto importante è poi la personalità, l’autorevolezza, insomma la capacità di farci ascoltare in partita dai nostri compagni.

  • Ti ispiri a qualche top-player internazionale?

Anni fa mio fratello mi consigliato di prendere come esempio un giocatore come George Musarurwa Gregan, mediano di mischia australiano, un giocatore super completo che nella sua carriera ha raggiunto grandi obiettivi, ha vinto la Coppa del Mondo nel 1999, è stato una colonna dei Brumbies e ha interpretato questo ruolo con grande modernità.

  • Quali sono state le motivazioni che ti hanno portato a scegliere Firenze come progetto sportivo e di vita?

Sicuramente il desiderio di mettermi alla prova, la curiosità di vedere come avrei risposto agli stimoli che mi avrebbe dato un progetto che mirava in alto. Volevo fare nuove esperienze, alzare l’asticella delle mie ambizioni visto che sono molto giovane e posso dire di aver fatto la scelta giusta. Essere inseriti in un progetto tecnico guidato da allenatori come Pasquale Presutti e Stefan Basson è una vera fortuna, sento di essere cresciuto molto anche grazie ad uno spogliatoio molto unito dove differenti esperienze e età anagrafica servono per completarci a vicenda.

  • Sabato al Ruffino Stadium arriva Lazio, una squadra che è in piena lotta per non retrocedere. Dopo la brutta prestazione di San Donà come state preparando il prossimo impegno?

A San Donà pensavamo di poter controllare la partita e siamo stati invece puniti da una squadra con grande esperienza. Dobbiamo continuare a lavorare con impegno e dedizione, fidandoci del nostro piano di gioco e ponendo basi importanti per il nostro futuro.

  • Le vittorie contro Rovigo e Petrarca Padova sono state per voi grandi soddisfazioni, conferme per il vostro percorso. Alcuni tra i tuoi compagni di squadra hanno indicato Rovigo come la candidata principale per vincere il campionato: condividi?

Pienamente. Rovigo è una squadra costruita per vincere così come Calvisano e Padova e sono certo che ai play off daranno spettacolo. Quando abbiamo incontrato queste corazzare abbiamo avuto il merito di rimanere sempre in partita, essere compatti, non schiacciarci troppo: a far la differenza sicuramente le doti di alcuni singoli e la grande esperienza, una qualità che ad una squadra giovane come la nostra manca. Ma sono certo che miglioreremo!

Photo by @ Andrea Martini