La vittoria contro Verona fa tornare il sorriso al Ruffino Stadium dove la squadra di Mister Presutti voleva dimostrare che quel secondo tempo di Viadana altro non era che un errore che non sarebbe più stato commesso. Piacentino di nascita e rugbista per tradizione familiare, Simone Cornelli sceglie la palla ovale fin da piccolo. L’esordio nel Rugby Lyons Piacenza dove rimane fino al 2015 anno in cui sceglie Milano come nuova esperienza professionale.

Nell’intervista in esclusiva a Sport Fiorentina abbiamo parlato delle convocazioni con le Nazionali giovanili, di questa stagione a Firenze e di un Campionato, quello di Top 12, che domenica dopo domenica è sempre più avvincente.

 

  • Un successo quello ottenuto a Firenze contro Verona che vi rimette in marcia, dandovi grande spinta in vista del prossimo impegno contro San Donà. Come state preparando il finale di stagione?

Stiamo preparando l’ultima parte del campionato con la serietà e l’impegno che ci ha sempre contraddistinto. Siamo un gruppo unito, abbiamo grandi ambizioni e nonostante la zona play off sia lontana e la salvezza raggiunta, le motivazioni certo non mancano!

 

  • Come è maturata la tua decisione di scegliere Firenze per la tua carriera?

Beh, dopo la stagione splendida che ho trascorso in Accademia ho visto nel progetto sportivo propostomi da I Medicei le basi giuste per fare bene. Il confronto con Pasquale Presutti ha fatto il resto e così non ci ho pensato su due volte…

 

  • Molti tuoi colleghi sono concordi sul definire l’Accademia una scuola di vita oltre che di rugby….

L’Accademia Nazionale Ivan Francescato è stata per me una grande prova: un percorso personale e sportivo che mi ha reso più indipendente, completo, che mi ha spinto a sfidare i miei limiti. Un’esperienza del genere permette a giovani atleti di confrontarsi con il mondo del professionismo, giocare contro rugbisti esperti, un’occasione che va sfruttata al massimo.

 

  • Sei nato a Piacenza, dove è iniziata la tua grande passione per il rugby. CI vuoi raccontare di più in proposito?

Mio padre ha giocato a lungo nelle file della squadra della mia città i Rugby Lyons Piacenza, una squadra che da piccolo sono sempre andato a vedere allo stadio. Ovviamente l’amore per uno sport quando questo è una passione di famiglia cresce esponenzialmente e dal puro divertimento diventa una passione, una professione.

  • E spesso i sogni diventano realtà: come non parlare delle convocazioni in maglia Azzurra? Più un onore o una responsabilità?

Sicuramente un traguardo bellissimo. Ho avuto la possibilità di vestire la maglia Azzurra in Under 17, 18 e 20, giocare partite ufficiali, dimostrare il mio valore. Una maglia che dà grandi motivazioni per lavorare al massimo per il futuro.

 

  • La stagione condotta fino a questo momento da I Medicei aumenta di valore se si pensa al livello del campionato, alle vittorie raggiunte dal gruppo. In vetta alla classifica la lotta per il primo posto è accesissima e vede come protagoniste due squadre molto organizzate. Certo i play off sono un’altra storia, ma qual è l’organico che vedi più completo e competitivo?

Vincere contro Rovigo è stato un successo che ci ha dato una carica incredibile proprio per il valore di quella squadra che secondo me è strutturatissima per poter avere ambizioni importanti. Certo Calvisano e Padova diranno la loro nella fase finale della stagione, i play off sono un interrogativo che si annuncia essere avvincente.

 

  • Il tuo è un ruolo del quale gli “addetti ai lavori” parlano molto durante le trasmissioni di approfondimento. C’è qualche giocatore a cui ti ispiri?

Apprezzo molto i giocatori completi, gli atleti che combinano visione di gioco, fisicità e tecnica. Tra i miei preferiti Israel Folau e Ben Smith.

 

  • Dopo un Sei Nazioni ben sotto le aspettative l’Italia si prepara al Mondiale. Un girone difficile dove l’Italia deve provare a stupire. Quali squadre vedi tra le favorite?

Beh sarò banale ma ovviamente la Nuova Zelanda è una squadra completa, un gruppo compatto, una selezione che non può non aspirare al titolo. Sarà un piacere vedere questo Mondiale e ovviamente tifare Azzurri: l’Italia deve provare a fare tutto il possibile e l’impossibile per raggiungere un traguardo storico che ci proietterebbe in un futuro diverso per tutto l’Italrugby.

Photo by @ Andrea Martini