Pjaca ha deluso le aspettative, è banale dirlo. Il verdetto è ormai definitivo: il croato ha subìto un grave infortunio al ginocchio, ed ha concluso anzitempo la sua avventura in maglia Viola.

Il talento croato, nel piano della società, doveva rappresentare la svolta, il talento capace di regalare finalmente il tanto agognato salto di qualità. Almeno queste erano le prospettive iniziali. Le speranze sono andate, col passare dei mesi, piano piano sgretolandosi, lasciando spazio invece a tanto amaro in bocca. Pjaca conclude la sua esperienza Viola con la media-voto più bassa dell’intera rosa, e dopo aver diminuito nuovamente il suo valore: in soli 2 anni il suo “prezzo di mercato” si è dimezzato.

Siamo quindi di fronte ad un tunnel senza via d’uscita per Pjaca. L’esterno croato ha fallito (forse) l’ultima occasione di esplodere nel grande calcio. Ora invece, dopo il tremendo infortunio al ginocchio, si prospetta solo tanta attesa, molte terapie e diversi percorsi di recupero infiniti e mentalmente massacranti.

Quello tra Pjaca e la Viola è definibile un amore illusorio mai sbocciato. Il primo sguardo fu intenso, meraviglioso: il talento croato infatti rifiutò tutte le altre pretendenti, convinto che la Viola fosse la scelta giusta per la sua carriera, e si assunse l’enorme responsabilità della numero 10, la maglia dei più grandi miti del calcio fiorentino. Sembrava coraggioso, spavaldo e con la giusta presunzione, quella necessaria per diventare campioni.

La realtà però, non fu mai all’altezza dei sogni. Pjaca infatti ha deluso tutti, perfino Pioli, grande estimatore del suo talento ma costretto a relegarlo in panchina, dopo prestazioni al limite della decenza. In 744’ disputati, un gol e un assist: statistiche pesantemente impietose.

La sua mancata esplosione è tra i principali motivi della deludente stagione Viola. L’idea tattica di partenza della società e di Pioli era infatti quella di creare una Viola tutta classe, freschezza e velocità in fase offensiva, in grado di creare pericoli grazie al talento dei due esterni, che avrebbero dovuto mandare in completa confusione le difese avversarie grazie alla loro predisposizione al dribbling. Il piano però è fallito miseramente. La Viola fino a gennaio si è aggrappata al solo Chiesa: gli avversari però, consapevoli del fatto che lui fosse l’unico vero pericolo, lo raddoppiavano o addirittura triplicavano in marcatura, rendendo estremamente complicato smarcarsi al talentuoso figlio d’arte. Con l’arrivo di Muriel tutto è cambiato: gli spazi per Chiesa sono infatti aumentati drasticamente. La Viola però, dopo aver trovato finalmente equilibrio in attacco, lo ha perso in difesa: il reparto che fino a gennaio risultava tra i migliori d’Italia.

Pjaca non è riuscito a reggere il peso delle aspettative. ll fattore principale è prettamente mentale. Il susseguirsi di infortuni è infatti l’ingrediente principale che ha portato a questa orribile stagione. Il talento croato ha superato, nel corso della sua breve carriera, una già grande quantità di infortuni fisici importanti. Nel 2017, quando il giocatore era ancora alla corte di Allegri, ha dovuto fronteggiare un grave infortunio rimediato in nazionale: rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio destro e fine anticipata della stagione, oltre ad inizio posticipato della stagione successiva. Anche nello Schalke 04, dove è arrivato con la formula del prestito semestrale, viene condizionato da piccoli infortuni, che lo porteranno a disputare solo 7 gare, condite da 2 gol. Dopo il buon mondiale disputato nel 2018, giocato da gregario di primaria importanza, arriva il trasferimento in Viola. Anche con la squadra di mister Pioli l’avventura non parte nei migliori dei modi, con qualche guaio fisico che costringe Pjaca a debuttare dal primo minuto solo nella quarta gara stagionale.

Questi continui problemi fisici hanno molto probabilmente danneggiato l’aspetto psicologico dell’attaccante. Il talento croato infatti, dal suo trasferimento alla Juventus, non ha ancora giocato con la continuità necessaria per raggiungere la crescita definitiva. Perdere quasi tre anni di carriera può inficiare pesantemente nelle sicurezze di un giocatore di soli 23 anni, ancora lontano da avere una personalità ben definita.

Firenze doveva rappresentare l’avventura della svolta, ma così non è stato.
La paura del contatto lo ha portato spesso ad isolarsi, a non rischiare mai il contrasto duro, a sembrare quasi disinteressato. Semplicemente Pjaca sentiva di non aver più in mano il destino della sua carriera, controllata invece dall’ansia, dalla paura, dal terrore di ricascare in un altro brutto infortunio. La sfortuna ha infatti bussato nuovamente alle porte: nuova rottura del legamento crociato, questa volta però del ginocchio sinistro.

Un incubo calcistico, per un talento cristallino che merita i più grandi palcoscenici europei. Firenze ti dice addio, con le lacrime agli occhi per quello che poteva essere ma alla fine non è mai stato.

Buona guarigione Marko.

 

 

 

Photo by Andrea Martini, Paolo Giuliani