La partita di ieri, per 70’ la più opaca della gestione Pioli, si conclude con un pareggio: risultato alquanto inutile per i fini europei dei gigliati. L’addio al sogno europeo infatti, dopo il tredicesimo pareggio in campionato, è oramai definitivo: il settimo posto ora dista ben 7 punti, quando mancano solo 11 giornate.
Le critiche verso Pioli sono molte. La mancanza di un’identità, di un’ideologia concreta di gioco, è sicuramente la principale. È apparso evidente anche ieri, con la fase offensiva in mano esclusivamente alle invenzioni personali dei singoli. Nessun scambio interessante, nessuna azione ripetuta ‘a memoria’: solo tanta, tantissima confusione. Gli schemi offensivi sembrano inesistenti, o quantomeno non applicati: la Viola sembra infatti impostare l’azione quasi in modo avventato, casuale. Eppure, gli attaccanti non mancano…

Cosa manca a questa Viola? Ciò che è mancato fin da inizio stagione: un regista.

E. Fernandes si è dimostrato nell’arco della stagione un giocatore valido, ma senza le giuste qualità tecniche per svolgere il ruolo di regista. Da capire il motivo che ha spinto Pioli e società a prendere la scelta di non acquisire, nel mercato estivo, un metronomo di centrocampo in grado di attribuire equilibrio e inventiva alla squadra gigliata. La realtà è semplice: un giocatore fondamentale come Badelj non è stato sostituito. Il centrocampo Viola non è assolutamente scarso qualitativamente, solo che nessuno ha le caratteristiche tecniche e tattiche per svolgere il ruolo principale in mediana: manca il giocatore in grado di impostare, di dettare i tempi della manovra.

In realtà la Viola ha un regista nella sua rosa, ma Pioli non ci ha mai creduto realmente. Norgaard è stato “bacchettato”, nelle poche apparizioni stagionali, di svolgere il semplice “compitino”, senza mai cercare la giocata verticale. Nessuno però riesce a capire l’importanza dello svolgimento di tale compito a metà campo, alla mediana Viola è infatti spesso mancata la capacità di distribuire in modo fluido ed organizzato il gioco. Il centrocampista danese è stato bocciato troppe volte, anche dopo partite pienamente sufficienti, come ad esempio a dicembre contro il Genoa. Un ragazzo alla prima esperienza nel grande calcio necessita di accrescere le proprie esperienze, di raggiungere un certo livello di continuità: questo concetto è valso anche per Chiesa, Lafont e Milenkovic.

Cosa fare adesso? Il matrimonio tra la Fiorentina e Pioli si concluderà a giugno. La sua dichiarazione post-partita è eclatante, sa di congedo anticipato: “Comunicherò la mia decisione sul futuro a fine campionato, non mi sono mai preoccupato di essere a fine contratto. La mia decisione l’ho già presa, non sarà l’opzione del rinnovo a farmi cambiare idea”. Entrambe le parti hanno bisogno di questo divorzio, il rapporto tra Pioli e il popolo Viola è sempre più ai minimi termini, anche se il rispetto per la persona e per la sua umanità rimane invariata. Servirà quindi impostare una nuova stagione, un nuovo inizio, un nuovo “progetto”: con la speranza di trovare un nuovo allenatore all’altezza. Ora però tutti compatti e uniti, per la tranche finale: in ballo c’è ancora una finale di Coppa da conquistare!