Un calo fisico e mentale forse prevedibile, ma inaspettato, data soprattutto la qualità e l’intensità dimostrata nella prima parte di stagione. Milenkovic è infatti, senza ombra di dubbio, tra i miglior giocatori Viola del 2018. Personalità, intelligenza tattica, carisma e senso di adattamento: tutto questo a soli 20 anni.

Una crescita repentina quella svolta nella stagione precedente da Milenkovic, che gli ha permesso di acquisire definitivamente la maglia da titolare. Non solo, prima dell’inizio dell’attuale stagione, un’altra esperienza straordinaria lo ha proiettato tra i migliori prospetti del calcio mondiale: il mondiale in Russia. A soli 19 anni (il ventesimo compleanno lo compirà soltanto 3 mesi dopo) è uno dei titolarissimi della Serbia di Krstajic. La sua nazionale non riesce però a superare la fase a gironi, classificandosi terza nel girone E formato da Brasile, Svizzera e Costa Rica. È però un’esperienza formativa fondamentale, che fa crescere tatticamente e mentalmente il giovanissimo difensore serbo.

Dopo un mondiale da protagonista, la maglia da titolare in Viola sembra quasi un’ovvia conseguenza. Il ruolo a lui affidato da mister Pioli però, non è più quello classico da difensore centrale, bensì da terzino destro. Pioli infatti ha notato l’esponente crescita raggiunta da Hugo nel corso dell’estate, e non ha alcuna intenzione di privarsene.
Milenkovic, sin dalla prima prova nel nuovo ruolo, dimostra un senso di adattamento inusuale per un ragazzo così giovane, riuscendo a mettere nuovamente in piazza tutto il suo enorme talento. L’inizio è subito col botto: eurogol al Chievo e prestazione maiuscola in fase difensiva. Prestazioni importanti che conferma in quasi tutte le partite da settembre fino a fine dicembre, con la costanza del vero top-player. Nella prima parte della stagione infatti la difesa Viola dimostra una solidità fenomenale, e tra i protagonisti assoluti c’è proprio il baby-talento serbo.

Nelle sue prestazioni è evidente il fatto che il terzino non è il suo ruolo naturale, non possedendo appunto le qualità tecniche e di sovrapposizione fondamentali per la fase offensiva; in difesa è invece ineccepibile: sempre puntuale e attento. La media-voto della nostra redazione conferma le sue ottime prestazioni: fino all’ultima gara del 2018 (il pareggio a reti bianchi del Marassi col Genoa) mantiene infatti una media del 6.5, punteggio davvero importante considerando la giovanissima età e la nuova posizione in campo.

Con l’inizio del 2019 però, il calo nelle prestazioni è evidente. In molte sfide infatti Milenkovic è sembrato meno grintoso e più disattento, con qualche errore di concentrazione sicuramente insolito per il talento croato: un esempio è il tentativo di anticipo, del tutto sbagliato nei tempi, sul secondo gol atalantino nell’ultima giornata di campionato. Questo calo è testimoniato anche nei voti: da gennaio infatti la sua media-voto è di un punto inferiore rispetto al 6.5 precedente. Ma quali sono i motivi di questo calo?

Le ipotesi principali sono 2, analizziamole:
1) Il continuo cambio di posizione: nel 2019 infatti, su 7 partite disputate ha giocato in 4 occasioni nella posizione di terzino destro, e 3 volte nel ruolo di difensore centrale. Un continuo cambio di ruolo, e di conseguenza di mansioni richieste, può essere una causa del repentino peggioramento del giovane talento serbo, che adesso ha necessità di continuità e stabilità. Nel 2018 infatti disputò praticamente tutte le sfide da terzino destro, con la coppia Hugo-Pezzella sempre al centro della difesa, con l’inizio di quest’anno invece l’assenza di Pezzella per infortunio ha richiesto l’utilizzo di Milenkovic nel ruolo di centrale.

2) Un po’ di usura: Milenkovic infatti non si è praticamente mai fermato: 1930’ disputati su 2340’ totali in campionato, più tutti i minuti di Coppa Italia. Il primo anno da titolarissimo in un top-campionato non è semplice, e alla lunga le forti pressioni mentali e il pesante lavoro fisico, molto diversi rispetto ai tempi di Belgrado, possono portare ad un calo momentaneo.

 

 

Photo by Andrea Martini, Paolo Giuliani