La crescita del figlio d’arte è ormai sotto gli occhi di tutti: analizziamo con cura la crescita che ha portato all’exploit del 2019.

Chiesa è un predestinato. Per Firenze non ci sono mai stati dubbi, fin dalle primissime esperienze in prima squadra, era chiaro che sarebbe divenuto negli anni futuri un campione, un fuoriclasse, un giocatore “all’antica” in grado di trascinare il popolo Viola grazie al suo talento e alla sua leadership. E così è stato. Adesso Chiesa ha tutte le aspettative, i sogni e le speranza di un popolo sulle spalle: ma a solo 21 anni, queste spalle sono già così possenti da non soffrirne il peso.

Ammettiamolo, questa stagione poteva e doveva iniziare meglio, sia per lui che per la squadra. Nel 2018 Chiesa andò a segno solo 3 volte, in ben 19 partite disputate: colpa di una squadra spesso impacciata, di un attacco inconcludente e di prestazioni non all’altezza delle qualità individuali. La Viola non riusciva a trovare la giusta quadratura, e di ciò ne risentivano pesantemente anche i singoli. L’intesa con Simeone, ora tornata finalmente agli elevati picchi dello scorso campionato, era clamorosamente scemata: i due si cercavano spesso in campo, ma senza mai trovarsi. A centrocampo E. Fernandes non aveva ancora sbaragliato le alternative, e nel tridente Pjaca risultava pressoché inutile partita dopo partita.

Col mercato invernale e con l’alba del nuovo anno, tutto è però cambiato.

L’acquisto di Muriel è stato perfetto, e non solo in chiave tecnica. Muriel è infatti pesantemente decisivo, con prestazioni eccezionali condite da gol e assist, ma non si ferma assolutamente qui: la sua velocità e la sua classe obbligano infatti i difensori avversari al raddoppio in marcatura, regalando così maggiori spazi di azione e di manovra per Chiesa, che gode di maggiori libertà rispetto alla prima parte di stagione. I dati del 2019 testimoniano infatti questa ipotesi: in sole 9 partite il talento Viola ha già realizzato 8 gol e 2 assist. Numeri fantastici ad altisonanti: nessuno in Italia ha fatto meglio in questi primi due mesi del nuovo anno!

La crescita non è sicuramente dovuta però soltanto a questo, seppur importante, cambiamento tattico. L’elemento principale è infatti l’evoluzione mentale e psicologica che lo ha reso un uomo vero, un calciatore in grado di guidare i compagni e di trascinarli verso l’obiettivo. Chiesa è l’anima della squadra, grazie ad una grinta inaudita: è il primo a tranquillizzare i compagni dopo un errore, ed è sempre il primo a chiedere sostegno al pubblico. Pioli, in conferenza stampa ha confermato tale tesi: “Chiesa è cresciuto molto in questo anno, se l’anno scorso non gli avrei affidato la fascia, quest’anno assolutamente sì: ha le caratteristiche giuste per trascinare la squadra”.

Nonostante i 21 anni Chiesa ha già la leadership dei grandi capitani, lo dimostrano i suoi comportamenti durante la partita e le sue dichiarazioni nel post-partita, in cui pesa perfettamente le parole utilizzando concetti giusti e adatti ai determinati contesti. Federico ha capito perfettamente che per diventare campione non bastano le qualità tecniche, ma è fondamentale una maturità ed un carisma superiore rispetto a tutti gli altri: è la testa che differenzia un buon giocatore dal campione, e questo Chiesa lo sa benissimo.

 

 

 

Photo by Andrea Martini, Paolo Giuliani