Il calcio italiano ha da sempre collezionato presidenti sopra le righe, da Zamparini fino a Massimo Ferrero. Mattioli è solo l’ultimo caso di presidenti dalla spiccata ‘mania di protagonismo’.

Il caso Chiesa continua a far discutere, anche se i motivi sono alquanto discutibili. Da Sebastiano Nela che afferma, secondo il suo personale punto di vista, l’inesistenza del contatto da rigore: “Se il fallo di Felipe può costare il penalty allora ne voglio vede 8 a partita dalla prossima giornata”; fino all’insistente polemica sul giocatore Viola di alcuni addetti ai lavori, che accusano Chiesa di essere un ‘tuffatore’. Le accuse verso il talento Viola non possono, come ha affermato il Ds Viola Mario Cognini attraverso un comunicato stampa, che ledere pesantemente la reputazione del campioncino gigliato.

Dopo il caso ‘Gasperini’, il primo ad accusare Chiesa di ‘accentuare eccessivamente i contatti’, ecco un nuovo caso Chiesa. In quel caso il tecnico bergamasco accusò fortemente il figlio d’arte, etichettandolo come un ‘simulatore seriale’, e condannandolo a calciatore con comportamenti ‘diseducativi’ per i giovani. Inutile non prendere atto del fatto che, da quel giorno, il rapporto tra Chiesa e gli arbitri è cambiato completamente: i direttori di gara diffidano spesso delle sue reazioni, e sono evidentemente più restii a concedergli determinati falli, anche quando Chiesa viene toccato duro dagli avversari per gran parte della sfida.

Siamo quindi in presenza di un nuovo capitolo del caso, costituito però dagli stessi contenuti del precedente. Il problema principale può essere rappresentato dall’interpretazione del caso da parte dei futuri direttori di gara, con la speranza che appunto non saranno condizionati in alcun modo dai possibili ‘pregiudizi’ sul numero 25 gigliato.

Questo però è solo l’ultimo caso di presidenti eccessivamente sopra le righe. Come ad esempio non ricordare Zamparini, il classico presidente ‘all’italiana’. Nei suoi anni da presidente del Palermo ha accusato pesantemente un po’ con tutti: da Allegri fino a Mughini, passando per il povero Alfredo Pedullà. Vi è però anche un caso che riguarda precisamente i colori Viola, ossia il famoso gol di mano siglato da Gilardino in un Palermo-Fiorentina del 2008, per cui l’attaccante biellese dovette scontare due giornate di squalifica. Anche in quel caso Zamparini ci andò giù pesante, prima con Gilardino: “È vergognoso, incredibile, non contento ha pure esultato, sono senza parole”, poi con Prandelli e i Della Valle accusandoli di aver difeso a spada tratta il loro calciatore: “Sono cattivi maestri, io non mi sarei mai comportato come loro, in quel momento dovevano riprendere il giocatore, non inventare scuse come il calcio di rigore”.

Un altro caso di presidenti alquanto ‘stravaganti’ non può che essere rappresentato da Moratti, e dal pedinamento riservato a Vieri per controllare i suoi movimenti. Vieri fu infatti pedinato ed intercettato telefonicamente per diversi mesi, ovviamente senza il suo minimo consenso. La causa, durata ben 12 anni, ha però dato un esito negativo in terzo grado, dopo che il primo riconosceva a Vieri il diritto di un risarcimento pari a 1 milione di euro.

 

 

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