Venti. Questi sono gli anni che dividono sulla carta d’identità il portiere della Fiorentina, Alban Lafont, e Stefano Sorrentino, estremo difensore del Chievo Verona. Nato a Cava de’Tirreni, Sorrentino è figlio d’arte, suo padre Roberto infatti ha appeso gli scarpini al chiodo nel 1990 dopo una lunga carriera, partita da Napoli e terminata a Bologna.
Affermatosi mentre in Italia sbaragliava una generazione di portieri fenomenali, una scuola di numeri 1 che adesso è sicuramente molto rimpianta ,

Stefano Sorrentino è un portiere di rendimento, spettacolare tra i pali e difatti conosciuto come “para-rigori”, una fama che sicuramente è cresciuta ancor di più nell’ultima settimana, dopo aver intercettato il penalty calciato da Cristiano Ronaldo. Una dolce vendetta per il portiere napoletano che durante la prima giornata di campionato era stato duramente colpito al volto proprio dal fenomeno portoghese che inavvertitamente, calciando, aveva finito per rompere il naso al portiere in uscita. La storia di Sorrentino a Verona inizia nel 2008: 163 presenze per lui nel Club di Campedelli che gli ha permesso di esprimersi al meglio e affermarsi nel campionato di massima serie italiano. Il 12 Gennaio 2013 la sua ultima partita con la maglia Chievo: Eugenio Corini decide infatti di non convocare più Sorrentino, ormai già sicuro di passare al Palermo e colpevole di aver saltato qualche allenamento di troppo.

In Sicilia Sorrentino rimane tre anni: è titolare inamovibile e vera guida di una squadra molto giovane, la sua tempra decisamente forte spesso lo porta ad accesi confronti con i suoi tecnici ma il suo impegno in campo non manca mai. La sua lite con Ballardini, poi chiarita, arriva addirittura ai media e contribuisce probabilmente al temporaneo esonero dell’allenatore: racconterà poi, che fu una frase in particolare a scatenare la sua rabbia, un dubbio che il gruppo non perdonò al mister. “Qualcuno mise in testa al mister strane idee. Gli avevano riferito che noi italiani gli remavamo contro perché volevamo che tornasse Iachini. Non mi faccio mettere i piedi in testa! Quando poi lui è tornato ci ha chiesto scusa per metterci una pietra sopra. Da gentiluomini, ci siamo chiariti e abbiamo fatto quadrato“.

Il Palermo al termine della stagione 2015/16 agguanta la salvezza ad una giornata dalla fine, ma quella giornata è l’ultima di Sorrentino a difesa della porta rosanero: il club di Zamparini ha spostato la sua programmazione verso portieri più giovani, Sorrentino vuole giocare ancora!

Alban Lafont potrebbe essere il figlio di Sorrentino: nato in Burkina Faso e trasferitosi a 9 anni in Francia, Lafont esordisce giovanissimo tra i professionisti, al Tolosa la grande occasione per mettersi in mostra a livello internazionale: la chance è sfruttata a pieno!Il The Guardian già nel 2016 lo annovera tra i migliori giocatori nati nell’anno 1999, la Nazionale dei Bleu lo tiene d’occhio già dalla selezione Under 16. Fisicamente è molto più longilineo rispetto al fisico più esplosivo e imponente di Sorrentino che però e qualche cm più “basso” del francese che arriva al metro e novantatré.
Un ruolo delicato dove l’esperienza è tutto: a quella di Sorrentino infatti è affidata la guida di una squadra che per molti è spacciata. Di Lafont, che di anni ne appena compiuti 20, meno rispetto a quelli che Sorrentino ha trascorso tra i pali, colpisce la grande freddezza: il suo è un atteggiamento anche tattico di grande coraggio, non è immune da errori ma quando li commette, sembra scordarsene dopo un secondo, tornando lucido e pronto ad assumersi le sue responsabilità.
Domenica mantenere la propria porta imbattuta sarà determinante per conquista di tre punti, fondamentali per entrambi i cammini dei club: la cosa certa è che Lafont e Sorrentino di paura proprio non ne hanno.

 

 

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