La corsa della Fiorentina all’Europa ha il sapore di una gara a ostacoli dove sbagliare è vietato: dopo un girone di andata con tanti rimpianti gli uomini di Pioli devono necessariamente trovare la continuità di risultati e di prestazione che fino a questo momento è mancata. Fare tutto il possibile e cercare di mettere paura anche all’impossibile: è vero, alla Fiorentina mancano principalmente i punti persi, spesso clamorosamente, contro le squadre della parte destra della classifica ma migliorare gli scontri diretti è un imperativo categorico, un problema soprattutto nel girone d’ andata che la Fiorentina fatica a risolvere.

Quella con il Chievo deve essere una partita alla quale il gruppo sicuramente si approccerà con convinzione e maturità, forte delle belle risposte avute dai 90 minuti contro la Sampdoria e conscia che anche la partita più dominata può essere compromessa da un singolo calo di tensione.
C’è stato un tempo in cui la Fiorentina guardava all’Europa come ad un miraggio: a dir la verità non avrebbe nemmeno dovuto guardarla l’Europa, quando un campionato comincia da -19 punti avere ambizioni diverse dalla salvezza è ridicolo, ma Cesare Prandelli pretese che la sua squadra pensasse alla classifica, al campionato e agli obiettivi da raggiungere senza quel macigno disumano. Secondo il tecnico entrare in campo con il pensiero della penalizzazione avrebbe significato buttare la squadra nello sconforto, toglierle la spensieratezza. Aveva ragione.

E’ il 10 Dicembre 2006, la Fiorentina arriva a Verona con un obiettivo chiaro: vincere e superare proprio i padroni di casa. Iniziare e mettere dietro squadre non tanto per salvarsi, i viola non devono più pensare alla salvezza, ma per stupire. La partita è intensa: Prandelli schiera un 4-3-3 con Toni al centro, affiancato da Adrian Mutu e Martin Jorgensen: la Fiorentina attacca arrembante, ci prova con tutto il suo potenziale, all’inizio della ripresa Semioli salva addirittura sulla linea di porta il colpo di testa di Toni e Sicignano si supera in un paio di occasioni. Frey contiene tutto quel che i viola rischiano alla sua maniera: in alcune giornate Frey è un giocatore totale. Un muro che consente alla Fiorentina la serenità di concentrarsi sul far goal.

Al 20′ la sostituzione di Prandelli è fondamentale: dentro Montolivo al posto di Jorgensen, la difesa del Chievo Verona è stanca di inseguire e non riesce più a reggere il pressing viola a tutto campo. A 9 minuti dalla fine Montolivo confeziona l’assist perfetto per Mutu che scatta alle spalle della difesa avversaria e a tu per tu con Sicignano, non dà scampo all’estremo difensore clivense. Passa un minuto ed a trovarsi da solo davanti al portiere è Toni che però non ha la stessa freddezza del numero 10 rumeno e si fa anticipare.

I minuti finali sono un assalto del Chievo Verona al pari ma è una di quelle giornate dove Frey potrebbe giocare 10 ore senza subire goal: la Fiorentina è fortino non solo tatticamente ma anche emotivamente. Non ha consentito alla disperazione di prendere il sopravvento e adesso i viola sono fuori ufficialmente dalla zona retrocessione. Ma non è quello il traguardo a cui gli uomini di Prandelli guardano.
La Fiorentina di Pioli deve trovare quella convinzione, quella spinta, quell’ambizione, deve trovarla in sé stessa per crearsi attorno un’onda di entusiasmo che possa portarla lontano.

 

 

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