Una rocambolesca partita valida per il passaggio del turno agli 8° di finale di Coppa Italia e che ha visto la vittoria della Virtus Entella sul Genoa, ha messo definitivamente fine (pare) alla travagliata avventura di Juric sulla panchina del Grifone.
Sul nome del sostituto non ci sono stati molti dubbi poiché fin da subito si è parlato del ritorno in massima Serie di Cesare Prandelli, accostato la scorsa estate anche all’Udinese: mancava dal campionato italiano da 8 anni, ossia dopo la fine della sua avventura quinquennale con la Fiorentina alla quale era poi seguito il percorso di 4 anni con la Nazionale Azzurra e le esperienze in Spagna e a Dubai con Siviglia e Al Nasr, concluse entrambe con due esoneri piuttosto discussi, soprattutto il primo, quando il tecnico accusò la società di non essere stata di parola su questioni legate al mercato.
Nelle parole di Prandelli il giorno della presentazione a Genova c’era sicuramente il grande desiderio di tornare nel campionato del suo paese e forse un po’ di nostalgia per un passato che proprio a Genova ha visto la sua Fiorentina scrivere una storia importante della sua storia.

Stagione 2008/2009: il Genoa di Gasperini ha un’ottima squadra, sicuramente la migliore dell’era Preziosi. Milito e Thiago Motta sono artefici di una stagione così positiva da condurre il Genoa in corsa per l’Europa. La Fiorentina sa di non poter sbagliare ma arriva al Ferraris completamente deconcentrata e i rossoblu ne approfittano. Il primo tempo si chiude con un i padroni di casa avanti 3-0 e il risultato non potrebbe essere più veritiero data la completa apatia dei viola. Il fischio che sancisce la fine della prima frazione arriva come un liberazione. Prandelli sa che quella vista fino a quel momento non è la sua squadra e così decide di mettere i suoi uomini di fronte alle loro responsabilità, costringendoli a guardarsi negli occhi. Un confronto di 15 minuti che tira fuori la vera anima ella Fiorentina, ma soprattutto che permette al genio di accendersi. Adrian Mutu più dei compagni è punto nell’orgoglio, riscattare quell’umiliazione diventa questione di vita o di morte. Le immagini del gol del pareggio scorrono ancora nella mente e nel cuore dei tifosi viola: una staffilata dal limite dell’area, una pennellata che colora il cielo di viola e gela Marassi. Un pareggio che in realtà è un atto di forza, il grido di battaglia di una Fiorentina desiderosa di rimanere nella zona Europa. Una reazione che porta la firma di Mutu e Prandelli, così diversi e così vicini. Il garbo e la ragionevolezza, gli eccessi di una sregolatezza benedetta dal talento.
Quella di Prandelli a Firenze forse non è stata un’avventura, ma una storia d’amore vera e propria che avrebbe meritato più momenti indimenticabili: Genova però è stato uno di quelli e Firenze lo custodisce gelosamente nel cuore.
Buon lavoro Mister!

 

 

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