Avremmo meritato chiarezza e controllo. Preteso buon senso e programmazione, o almeno il semplice dialogo volto a ricercare la massima collaborazione da parte di tutti. C’è un emergenza sanitaria reale in Italia, un rischio che non può e non deve essere ignorato: giusto pensare a misure preventive, confrontarci con i massimi esperti in materia e studiare contromisure applicabili ed efficaci contro la diffusione di un virus che attualmente è sotto controllo ma che ignorato può allargare spaventosamente la sua ombra.

Sacrosanta ogni forma di pignoleria, ogni rigore. Gli eventi sportivi non possono trasformarsi in un rischio per la salute indi per cui se arrivassero a rappresentarlo è obbligatorio prendere tutte le precauzioni del caso. Ma non si ignorare il fatto che il calcio italiano ha affrontato la “psicosi” con un decisioni psicopatiche e incomprensibili, interminabili riunioni e dietrofront arrivati in extremis. Chi detiene il potere deve agire verso il giusto, non deve certo cercare la popolarità a tutti i costi, non può puntare ad essere sempre e comunque condiviso poiché ha la responsabilità di avere in mano il bene di tutti, quindi proprio in nome di questa responsabilità agire con trasparenza e autorevolezza.

Le polemiche relative al fatto che siano stati favoriti alcuni Club rispetto ad altri, lasciano il tempo che trovano adesso: la LEGA non doveva ricercare l’approvazione di una società o di un’altra, anzi a costo di entrare in conflitto con alcuni Presidenti, aveva il compito di  prendere una decisione superpartes che qualcosa fosse stata ritenuta scomoda, fosse comunque equa e coerente.  Quello che la Serie A ha vissuto nella tarda mattina di Sabato è stata una situazione grottesca e incomprensibile, Inquietante la ricostruzione fatta da Joe Barone nell’intervista a 90 Minuto: ” (…) Venerdì in Lega mi avevano assicurato che con l’Udinese avremmo giocato a porte chiuse. Con Pradè e Joseph Commisso siamo partiti verso Udine sabato mattina, ma leggendo i socia-media abbiamo avuto il sentore che non si giocasse. Ho chiamato la Lega e prima ci hanno anticipato che c’era una riunione in corso e dopo, verso le 12.20, ci hanno confermato che la gara non si sarebbe giocata”.

Un agire così convulso e confuso non denota certo controllo e trasparenza. Si invoca l’equilibrio, si cerca di allontanare ogni allarmismo e intanto il Comitato Scientifico del Governo propone l’ipotesi di uno stop allo sport a porte aperte per il prossimo mese. Il fatto grave è che mentre ci si interroga se sia più percorribile la strada dello “slittamento” o quella del “rinvio”, si è innescata una faida a mezzo stampa e social tra Presidenti, DS e LEGA che a colpi di diffide, ripicche e offese, hanno trasformato un banco di prova nell’ennesima occasione persa. Ebbene sì, era un’occasione questa. La chance di uscire migliorati da una situazione di crisi, di trovare punti di incontro, di risultare collaborativi e aperti per imporsi ad un sistema che evidentemente ha delle falle e deve essere reso meno cervellotico e improvvisato, pronto a dialogare con varie realtà. Abbiamo fatto diventare lo sport e non il virus il problema, e questa è l’ennesima vergogna.