La sensazione di aver appena letto una bugia. Come quando nel bel mezzo di un sogno ci si rende conto che la situazione è troppo assurda e ci si inizia a svegliare. Se quello che abbiamo provato nei giorni direttamente successivi alla morte di Davide Astori è stato un tilt di stati d’animo, credo che ogni tifoso della Fiorentina abbia chiaro nella sua mente la raggelante sensazione di incredulità provata quando si è diffusa la notizia della morte del suo Capitano. 

Il pellegrinaggio lento, spontaneo, infinito e inesorabile verso i cancelli dello stadio Artemio Franchi è stata la prima reazione composta composta ma disperata di una tifoseria che immobile non riusciva a stare. Il bisogno di fare qualcosa in un dramma dove non si può più fare niente. 

Che il calcio non sia soltanto un gioco ce lo racconta quell’immagine di Piazza Santa Croce nella mattina dell’ 8 Marzo 2018, ce lo ribadiscono quelle facce distrutte, quegli occhi stravolti e svuotati che quella domenica di Marzo dopo la partita contro il Benevento, si guardavano immobili, dagli spalti al campo.

“Nella terra degli uomini” i migliori se ne vanno senza lasciare istruzioni ma in realtà nelle parole dei compagni di Davide Astori che in questi due anni hanno rilasciato interviste, si intuisce sempre come il Capitano della Fiorentina fosse riuscito ad insegnare tutto quello che doveva anche a coloro che lo avevano conosciuto appena.La Fiorentina ha saputo tenere accesa quella luce. A volte ha barcollato, si è sentita incerta, ha cambiato pelle e nonostante ciò non ha avuto chiaro come fare ad andare avanti ma di certo c’è che è restata unita e non ha mollato. Adesso più che mai c’è bisogno di quella luce. 

Il 4 Marzo 2018 non è una brutta pagina che si può strappare o voltare. E’ una data in cui la storia della Fiorentina si ferma. Ripartire è stato un dovere di tutti. Il futuro bellissimo che tutti ci auguriamo non cancellerà quello che è successo ma ci renderebbe fieri e renderebbe fiero Davide. Facciamolo insieme.