Caos ed improvvisazione. Due parole per riassumere il momento della Fiorentina che sta generando sconcerto e disorientamento in città e tra i tifosi. Una squadra impaurita e senza idee, un allenatore che, accolto in estate con entusiasmo, non è mai riuscito ad entrare in sintonia con lo spogliatoio (o con una parte di esso) ed una società ridotta ai minimi termini con un presidente distante ed un direttore sportivo dimissionario.
Insomma, la tempesta perfetta o quasi ed uno scenario da horror, a Firenze, e, temiamo, da commedia, per il resto d’Italia.
In attesa che la società, o ciò che ne rimane, decida il nome del nuovo tecnico, in attesa che il traghettatore Galloppa provi a tenere a galla la barca, prima in Conference e poi in campionato, a noi che abbiamo vissuto altre “commedie horror” ed altri momenti sportivamente strazianti in salsa viola non resta che sperare in una rapida salvezza ed in una conclusione dignitosa di questa fin qui sciagurata stagione.
Queste tragicomiche settimane, però e comunque vadano le cose, ci sembrano essere un punto di non ritorno nel rapporto che tanti protagonisti di questa situazione hanno con la città, a cominciare dalla società e dalla proprietà per finire ad alcuni attori sul rettangolo di gioco.